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Sindaci volete la Camera di Commercio? Pagatevela!

camera-di-commercioI Sindaci di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata già alle prese con il pesante declino delle loro città, con i danni del sisma hanno trovato il tempo di discettare sulla riforma delle Camere di Commercio. La riforma prevede una sola Camera di Commercio, in questo senso per una volta è orientata anche la Regione, al fine di semplificare, sburocratizzare e ridurre il numero delle poltrone, spesso purtroppo affidate a soggetti non certo qualificati. I tre sindaci argomentano la loro proposta di due enti camerali, uno a nord con Ancona e Pesaro e uno a sud con Ascoli, Fermo e Macerata “con la necessità di una maggiore prossimità al territorio”, “un sostegno delle istituzioni agli operatori economici in difficoltà sui loro mercati di riferimento”  “colpiti vieppiù dal sisma”, come se ciò servisse a giustificare più enti camerali.. I sindaci parlano di penalizzazione delle loro “provincie” di riferimento, badate bene provincie che erano destinate a scomparire con il referendum del 4 Dicembre, ma che oggi tornano utili alla bisogna, “dichiarano l’ente camerale, bontà loro, un presidio importante”, ma magari non hanno mai chiesto alle centinaia di loro concittadini operatori economici quali benefici in questi anni hanno ricevuto dalla loro Camera di Commercio. Quali e quanti operatori sono stati beneficiati con “viaggi di lavoro e business in vari paesi del mondo” e quanti sono stati lasciati a terra? Se i sindaci vogliono la Camera di Commercio nel loro territorio, salvo poi litigare sull’eventuale sede, se la paghino di tasca loro. E’ ora di finirla con queste strutture ridondanti e costose, per i cittadini operatori economici, artigiani e commercianti, con organici costosi, sedi monumentali, utili solo a collocare politici a fine carriera, imprenditori di dubbia competenza e funzionari di associazioni sindacali. Cari tre moschettieri, focalizzate l’attenzione sui problemi delle vostre città, il vostro impegno è necessario per contribuire al benessere delle vostre comunità, siete un presidio importante, decisivo, ma assumete, per deformazione professionale la difesa di cause perse. Pensate alle viabilità, all’abitare, ai modelli di sviluppo per i vostri centri storici, alle vostre frazioni e periferie, al disagio sociale per la troppa disoccupazione. Su questo puntate i piedi in Regione e a Roma, non difendete poltrone, enti, presidenti indifendibili.

ARES