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Da Infolampo: Parlamento – Previdenza

previdenzaPrevidenza alla prova (incerta) dei fatti

L’Inps deve continuare a essere un ente pubblico al servizio dei cittadini. Non può trasformarsi in un

trampolino di lancio per ambizioni carrieristiche personali, estranee ai compiti istituzionali che le leggi

dello Stato gli attribuiscono

di Morena Piccinini, Esperienze 03 febbraio 2017 ore 11.07

Come se non bastasse l’eccessiva burocratizzazione dello Stato, che rende ogni diritto una palude di

incertezze, per sanare errate applicazioni di leggi già esistenti, perpetrate continuamente dall’Inps senza

neppure usare il buon senso, siamo arrivati ad avere bisogno di modifiche legislative, pur non necessarie,

rendendo ancor più complesso il quadro normativo

previdenziale. È quanto è accaduto a proposito del

pensionamento anticipato dei nati entro il 1952, per il

quale non sono bastate le comunicazioni ministeriali.

È stato infatti depositato presso la commissione Lavoro

della Camera il disegno di legge Ac 4196 per correggere la

circolare dell’Inps n. 196/2016, che con un’interpretazione

arbitraria e ingiustificatamente restrittiva, impedisce di

fatto a molti lavoratori, soprattutto donne, di avvalersi

della cosiddetta “norma eccezionale” per poter andare in

pensione anticipata a 64 anni e 7 mesi, in deroga alla

normativa prevista nella legge Monti-Fornero.

All’istituto previdenziale pubblico non sono bastate le

istruzioni operative del ministero, intervenuto due volte

per risolvere la questione; tanto meno le numerose

sollecitazioni dell’Inca, che a più riprese ha segnalato le

incongruenze dell’Inps nell’applicazione corretta del

comma 15 bis della legge 214/2011. La prima, in ordine di tempo, riguardava l’esclusione dalla pensione

anticipata per tutti coloro che fossero risultati al 28 dicembre 2011 disoccupati. Una decisione unilaterale,

successivamente corretta dall’Inps solo dopo una comunicazione del ministero del Lavoro, che ha

riconosciuto il diritto anche a chi non risultava occupato a quella data.

Ma ciò non è bastato a mettere la parola fine alla vicenda. L’Inps, per la seconda volta, agisce da solo

aggiungendo un altro ostacolo e impone che, ai fini del calcolo del montante contributivo, siano esclusi

tutti i periodi di contribuzione figurativa, quali maternità fuori dal rapporto di lavoro o servizio militare.

Una bella pretesa, non supportata da alcuna norma, che peraltro mal si concilia con l’intento del

legislatore di mitigare gli effetti dell’innalzamento brusco dei requisiti di pensionamento, introdotti dalla

legge Monti-Fornero, su quanti risultassero vicini al pensionamento, i più penalizzati.

Anche in questo secondo caso, non è mancato il sollecito dell’Inca al ministero del Lavoro e neppure il

richiamo che quest’ultimo ha inviato all’indirizzo dell’Inps affinché si giungesse a una ragionevole

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Cgil, sabato 11 febbraio giornata

nazionale campagna referedum

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Verso un parlamento fluido? Il fenomeno degli

Intergruppi parlamentari

Molti cittadini italiani hanno scoperto dell’esistenza degli Intergruppi parlamentari nel dibattito sulla

legalizzazione della cannabis. Infatti, in quell’occasione, 112 parlamentari provenienti da gruppi diversi

si sono riuniti sotto un’unica sigla, “Cannabis legale”, per tentare di dare impulso ad un iter legislativo

e di stimolare una mobilitazione nella società su questo tema. Di per sé, sembrerebbe una novità

interessante nel panorama parlamentare italiano, capace di dare una scossa al rapporto fra società

civile e istituzioni, agevolando la rappresentanza di interessi che al momento non si identificano in

nessun partito. Ma è davvero così?

di Eugenio Levi, Rama Dasi Mariani e Elena Paparella

In primo luogo occorre precisare che la costituzione e l’attività degli Intergruppi parlamentari non è

normata. Il fenomeno assume un carattere spontaneo e informale e, per questo, connotato da una diffusa

mancanza di trasparenza, come emerge dalle Fig. 1 e 2. Non esiste un elenco ufficiale di Intergruppi

parlamentari, per cui la lista su cui abbiamo sviluppato quest’analisi (disponibile su richiesta) è ricostruita

attraverso i siti web, i comunicati stampa e le schede dei singoli parlamentari sui siti istituzionali di

Camera e Senato.

Gli Intergruppi che siamo riusciti a catalogare sono 46. La media

di parlamentari per Intergruppo, considerando i dati disponibili e pubblicati dagli Intergruppi stessi, è 68.

In particolare, 6 Intergruppi dichiarano più di 100 parlamentari membri: “Cannabis legale”, “Non è un

gioco” (contro il gioco d’azzardo), “Amici del Tiro, della Caccia e della Pesca”, quelli sul Terzo Settore,

quello per l’Acqua Bene Comune.

Un elemento di rilievo che emerge dall’analisi delle attività svolte dagli Intergruppi se analizziamo la Fig.

3, sembrerebbe l’evidente distinzione rispetto agli interessi rappresentati. Da una parte, alcuni gruppi

sembrano rappresentare interessi fluidi, poco strutturati in organizzazioni consolidate, nonché legati a

singole proposte di legge. Si tratta di un numero esiguo, ma spesso si rivelano i più attivi e provvisti di un

sito funzionante. Fra questi, troviamo Cannabis legale, l’Intergruppo sulla cittadinanza per gli immigrati

di seconda generazione, quello per il testamento biologico e quello per l’Acqua bene comune. Dall’altra,

c’è un numero più vasto di gruppi che sembrano rappresentare interessi consolidati, di cui si fanno

portavoce associazioni di natura pubblica o privata, spesso vere e proprie lobbies, che esistono da molti

anni e che rappresentano interessi piuttosto stabili nel tempo. Ad esempio, l’Intergruppo “I costi del non

fare” sulle utilities pubbliche è collegato al corrispondente Osservatorio, l’Intergruppo Nuova Mobilità

Ciclistica alla FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), l’Intergruppo Amici del Bio alla Città

del Bio, Globe Italia alla corrispettiva associazione, l’Intergruppo per lo Sviluppo della Montagna alla

UNCEM (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) e così via. Meno rilevanti rispetto al

problema della rappresentanza, ma pur sempre presenti, sono anche Intergruppi che servono per

monitorare più efficacemente un fenomeno sociale e facilitare così il lavoro parlamentare e quelli che,

invece, costituiscono soltanto un megafono per un singolo parlamentare in cerca di visibilità.

Gli Intergruppi del primo tipo, per quanto organizzati, non sembrano riuscire a raggiungere risultati

concreti. Hanno fin qui avuto serie difficoltà a far avanzare le loro proposte in Parlamento. I loro disegni

di legge sono nella gran parte dei casi ancora fermi in Commissione, per cui difficilmente raggiungeranno

in questa legislatura gli obiettivi che si erano preposti. Altri, fra cui il disegno di legge sulla cittadinanza,

che pure era nel programma elettorale del PD e di SEL, sono da tempo in attesa di essere calendarizzati in

Assemblea. Questa difficoltà non sembra imputabile alla composizione degli Intergruppi, visto che in

ognuno di questi vi è una folta presenza di parlamentari PD, bensì allo scarso sostegno da parte dei gruppi

parlamentari di riferimento. Il secondo tipo di Intergruppi, invece, sembra decisamente più efficace nel

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parlamentari/