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Da Infolampo: Cnel – Fano

cnel-referendum-costituzionaleCnel, ridiamo slancio alla sede del dialogo tra le forze

sociali

L’ultima prova alla quale questo piccolo organo ausiliario viene sottoposto, avviene a valle di un

processo che ha comportato un’offensiva sul lavoro, con la demolizione dei diritti, delle tutele, della

contrattazione e del welfare

di Salvatore Chiaramonte e Andrea Impronta

Nel 2018 il Cnel – se supererà l’ennesimo tentativo di abolizione operato da una riforma pericolosa per la

sovranità popolare, nonché incomprensibile per i comuni cittadini – celebrerà i suoi sessant’anni di

attività istituzionale. L’ultima prova alla quale questo piccolo organo ausiliario viene sottoposto, avviene

a valle di un processo che ha comportato un’offensiva sul

lavoro, con la demolizione dei diritti, delle tutele, della

contrattazione e dello Stato sociale.

Già nel 2007, in qualità di rappresentanti dei lavoratori,

avvertimmo l’urgenza e la necessità di formulare le nostre

considerazioni sul ruolo e le prospettive del Cnel, convinti

che la sua attività istituzionale possa e debba continuare a

svolgersi, apportando le modifiche necessarie ad adeguare una

legge ormai obsoleta (la n. 936 del 1986, che ne disciplina

composizione e attribuzioni). In condizioni normali ci

limiteremmo a occuparci esclusivamente delle “relazioni

sindacali di luogo di lavoro”, ma la straordinarietà del

momento ci spinge ad andare oltre.

Le nostre valutazioni prendono le mosse da un dato oggettivo,

e cioè che negli ultimi dieci anni l’attività istituzionale del

Cnel, tradotto in documenti di varia natura (progetti di legge, osservazioni e proposte, studi e indagini), ha

registrato un indebolimento (mentre al contempo si irrobustiva il processo di internalizzazione

dell’attività di supporto e gestionale). La causa principale è individuabile nello (e direttamente

proporzionale allo) scarso interesse (quando non ostilità vera propria) suscitato nel governo e nelle

Camere, che per primi avrebbero invece dovuto utilizzarlo e sostenerlo. Ignorando e anzi agendo in senso

contrario agli accorati richiami alla leale collaborazione tra istituzioni più volte espressi dal capo dello

Stato.

LA LETTERA

2015: la Cgil ritira la delegazione dal Cnel

Non condividiamo la posizione che sottovaluta, o tace, la flessione della produttività e dell’efficacia del

Consiglio negli ultimi anni; impostazione che difetta di prospettiva e dimostra miopia. Mai come in

questo momento le intuizioni politiche alla base della fondazione del Cnel e le sue finalità istituzionali

Leggi tutto: http://www.rassegna.it/articoli/cnel-ridiamo-slancio-alla-sede-del-dialogo-tra-le-forze-sociali

Camusso all’Assemblea delle

donne Spi: “La violenza è una

sconfitta per tutti”

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www.sbilanciamoci.it

A Fano un piano per il benessere

A Fano il sindaco ha chiesto all’Ufficio Urbanistica di utilizzare la piattaforma UrBes, debitamente

adattata, per creare le basi scientifiche utili a discutere il nuovo Piano regolatore

di Pierpaolo Bellucci

La misurazione del benessere urbano è una materia “liquida”, nel senso che può adattarsi alle esigenze di

ciascuna comunità. A Fano, città di 60mila abitanti in provincia di Pesaro-Urbino, il sindaco Massimo

Seri a metà 2016 ha chiesto all’Ufficio Urbanistica di utilizzare la piattaforma UrBes, debitamente

adattata, per creare le basi scientifiche utili a discutere il nuovo Piano strategico e la variante al Piano

regolatore.

Un’idea che ha motivazioni politiche: avendo il centro-sinistra riconquistato il Comune di Fano dopo

dieci anni, il primo cittadino ha pensato di dotarsi di una piattaforma di dati più completa possibile per

fare scelte sostanziate da cifre oggettive. Non solo: prima dell’elezione a sindaco, Seri è stato assessore

provinciale nella Giunta di Matteo Ricci (ora sindaco di Pesaro), il quale contribuì a lanciare il progetto

Bes mettendo disposizione il proprio Ente come capofila della prima misurazione su scala provinciale del

Benessere Equo Sostenibile (era il 2013, per informazioni: www.besdelleprovince.it).

A prima vista, Seri ha compiuto una scelta politica ineccepibile, ma rimane comunque un punto di

domanda: è davvero utile infatti investire risorse in una rilevazione così corposa senza prevedere, a

scadenze annuali o biennali, la ripetizione della ricerca al fine di comparare l’andamento dei dati?

Tornando all’analisi del modello Fano, l’Amministrazione comunale ha incaricato l’Università di Urbino

di mappare il Bes, comparando il Comune di Fano al territorio provinciale e regionale. In sostanza, ogni

gruppo di indicatori relativi a ciascuno degli 11 domini (il benessere soggettivo è stato tralasciato per

mancanza di dati secondari disponibili) è stato misurato su tre livelli di comparazione.

Un lavoro che ha consentito un’analisi critica della piattaforma di indicatori UrBes, tanto che i ricercatori

hanno mantenuto il cruscotto degli 11 domini, selezionando un numero minore di indicatori, tutti riferiti

al territorio comunale (senza quindi mescolare dati provinciali con rilevazioni comunali).

Nico Bazzoli del Dipartimento di Economia, Società e Politica dell’Università di Urbino ricostruisce così

le tappe del percorso e il lavoro del gruppo di ricerca: “L’Amministrazione comunale di Fano, volendo

predisporre il terreno per la riscrittura del Piano strategico e della variante al Piano regolatore, ci ha

commissionato una mappatura del tessuto socio-economico partendo dalla misurazione del Bes, visto che

la città, non essendo capoluogo di provincia, non rientrava nel novero del progetto UrBes ma aveva

conosciuto l’esperienza di misurazione del benessere attraverso il rapporto nazionale “Bes delle province”

nel 2015 a cui partecipava Pesaro-Urbino.”

Dovendo creare una mappa molto dettagliata perché finalizzata al Piano strategico e al Piano regolatore –

continua Bazzoli – abbiamo proceduto inizialmente comparando il contesto socio-economico di Fano con

le vicine Pesaro e Senigallia, che pur difformi hanno elementi in comune in termini di storia e morfologia.

In seguito ci siamo concentrati sulla misurazione del benessere, e studiando la conformazione del progetto

UrBes, ci siamo accorti di una prima discrasia, rappresentata dalla compresenza di indicatori di livello

comunale con altri di scala provinciale. Abbiamo deciso di mappare solo ciò che era direttamente

riferibile a Fano, selezionando gli indicatori più rappresentativi e aggiungendone di nuovi.”

“In pratica, conclude il ricercatore dell’ateneo urbinate, abbiamo mantenuto la strutturazione in domini,

creando una piattaforma di indicatori alimentabili anche da un Comune non capoluogo. Tra l’altro,

abbiamo scoperto una discreta disponibilità di dati direttamente fruibili dai cittadini, tanto che per quanto

riguarda la piattaforma Bes, non è stata necessaria nessuna mediazione da parte del Comune o di altri enti

per l’alimentazione della piattaforma di indicatori”.

Tutta la documentazione è visionabile e scaricabile da un’apposita sezione del portale del Comune di

Fano: tra i vari materiali a disposizione, la presentazione dinamica elaborata dai ricercatori è

particolarmente chiara ed esplicativa.

La relazione finale redatta dal gruppo di lavoro dell’Università di Urbino, guidato dal prof. Eduardo

Barberis recita così: “L’analisi a livello comunale viene eseguita attraverso lo studio di una serie di

fenomeni socio-economici che interessano la città di Fano, utilizzando un approccio comparativo nella

loro spiegazione. Il territorio comunale viene considerato nel suo complesso, analizzando gli aspetti

demografici, economici, sociali e ambientali ritenuti più importanti allo scopo di costruire un quadro

conoscitivo generale dell’oggetto di studio. Lo studio prende quindi in considerazione la scala comunale,

confrontando – dove possibile per disponibilità di dati – gli andamenti di ogni specifico fenomeno con i

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