Civitanovese polemiche società, squadra
Dispiace ritrovarsi a leggere in un momento di forte crisi societaria, nella quale siamo sempre scesi
in campo dando il massimo e sudando per la maglia, leggere dichiarazioni da chi questa società la
rappresenta che vanno a ledere e toccare direttamente la dignità personale di ognuno di noi.
Siamo trenta ragazzi che fin dal primo giorno del ritiro di Pioraco, nel mese di luglio, si sono messi
a disposizione del mister e della società mantenendo fede agli accordi presi all’inizio di questa
avventura. Noi non siamo né “Degano”, il quale poi con questa storia ha ben poco a che fare, né
degli emeriti sconosciuti, bensì degli atleti che col massimo del rispetto, dell’impegno e della voglia
rappresentano la U.S. Civitanovese ogni domenica, in ogni stadio, cercando di mantenerne vivo
l’onore e la fama che in altri ambiti qualcuno invece sta rovinando.
Siamo stati accusati di essere delle prime donne, le quali non hanno voluto accettare le opzioni di
alloggio a loro offerte per avere degli appartamenti in centro. Questo non è vero. Siamo invece
degli atleti a cui erano state date delle garanzie, le quali al mese di novembre sono già venute
meno o sarebbe meglio dire non sono ancora state mai effettivamente rispettate. Parlano di una
villa a sei chilometri dalla città, avente un ampio giardino di cui non abbiamo voluto usufruire. La
realtà è che si tratta di un casolare, la cui condizione nelle mura è alquanto vergognosa. Una
struttura piena d’insetti e animali, nella quale ad oggi non è presente acqua calda né
riscaldamenti. Una struttura dove il primo giorno in cui siamo entrati, tra lo sgomento generale, ci
siamo ritrovati a raccogliere una siringa al suo interno.
Tralasciando la mancanza di rimborsi economici, è inaccettabile sentirsi dire che questo gruppo
che ogni domenica fa il suo compito sia composto da “ferri arrugginiti”. Una rosa di ragazzi che
non hanno un massaggiatore da quasi un mese, le cui cure mediche sono a proprie spese così
come l’attrezzatura ospedaliera. Un gruppo di ragazzi che lavora, nonostante qui non si riesca
neanche più ad avere il boccione d’acqua per bere o il nastro adesivo per lavorare sul campo. E’
inaccettabile l’assenza per alcuni, ancora oggi in pieno novembre, di un tetto garantito
costringendoli ad una vita da nomade di giorno in giorno.
E’ inaccettabile che oggi, una società latente il cui obiettivo primario dovrebbe essere trovare una
soluzione, se ne esca invece attaccando la propria rosa sportiva, l’unica che la domenica prova
ancora a dare rispetto a questi colori, sputando sangue, mettendoci l’anima e forse essendo gli
unici oggi insieme allo staff tecnico a metterci la faccia.
La rosa della U.S. Civitanovese