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Pressione fiscale? Sei punti in più rispetto a quello che dicono

falsi_poveriLa pressione fiscale non allenta la sua morsa. Anzi. Secondo le stime della Cgia di Mestre, sui contribuenti italiani fedeli al fisco grava una pressione fiscale “reale” che per l’anno in corso si attesta al 49%: 6,4 punti in più rispetto a quella ufficiale.

Poiché il Pil nazionale include anche l’economia non osservata ascrivibile alle attività irregolari, che, non essendo conosciute al fisco, almeno in linea teorica non versano nè tasse nè contributi. Secondo l’Istat, infatti, nel 2014 l’economia non osservata ammontava a 211,3 miliardi di euro (pari al 13% del Pil): di questi, quasi 194,5 miliardi erano attribuibili al sommerso economico e gli altri 16,8 alle attività illegali. In questa nuova metodologia di calcolo, comunque, non viene inclusa tutta l’economia criminale, ma solo quelle attività che si compiono attraverso uno scambio volontario tra soggetti economici (come il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione e il contrabbando di sigarette).

Per gli anni 2015 e 2016 l’Ufficio studi della Cgia ha ipotizzato che il sommerso economico e le attività illegali incidano sul Pil nella stessa misura del 2014 (ultimo anno in cui il dato è disponibile). Ricordando che la pressione fiscale ufficiale è data dal rapporto tra le entrate fiscali/contributive ed il Pil prodotto in un anno, nel 2016, al lordo del bonus Renzi, è destinata a scendere al 42,6%. Tuttavia, se ‘togliamo’ dalla ricchezza prodotta la quota addebitabile al sommerso economico e alle attività illegali che, almeno in linea teorica, non producono nessun gettito per l’Erario, il Pil diminuisce, facendo aumentare il risultato che emerge dal rapporto. Pertanto, la pressione fiscale ‘reale’ che grava su lavoratori dipendenti, sugli autonomi, sui pensionati e sulle imprese che pagano correttamente le tasse è superiore a quella ufficiale di 6,4 punti: infatti, per l’anno in corso è destinata ad attestarsi al 49%.