Da Infolampo: Allarme sanità – Oceani malati
Allarme sanità, un medico su due sopra i 55 anni
Fp Cgil: sono 55mila camici bianchi su un totale di 110mila. Boom di dottori anziani, tra blocco del turn
over e aumento dell’età pensionabile. “I turni massacranti e le capacità fisiche e mentali peggiorano il
servizio”. Le proposte del sindacato
Codice rosso: la metà dei medici del servizio sanitario nazionale ha oltre 55 anni. Ben oltre 55 mila
camici bianchi su un totale di circa 110 mila complessivamente impegnati negli ospedali e nei servizi
territoriali del servizio sanitario. È quanto risulta da uno studio condotto dalla Fp Cgil Medici su dati del
Conto annuale dello stato dal quale emerge che, tra il
prolungato blocco del turn over e l’aumento dell’età
pensionabile, sono maggioranza i camici bianchi oltre i 55 anni
nelle corsie degli ospedali.
Dalla rilevazione condotta dalla Funzione pubblica medici della
Cgil si registra che “siamo di fronte ad un vero e proprio boom
di medici anziani. Se dal nostro studio risultavano al 2014 il
48,9% di medici con oltre 55 anni di età, la proiezione del trend
sul 2016, tra blocco del turn over e aumento dell’età
pensionabile, porta la percentuale ben oltre il 50%, ovvero un
medico su due”. Secondo il segretario nazionale della Fp
Medici, Massimo Cozza, “è ora di mettere la parola fine al
blocco del turn over, anche nelle regioni sottoposte ai piani di
rientro”.
Per Cozza, inoltre, “chi va in pensione deve essere sostituito e il precariato va stabilizzato, se rientrano
nel fabbisogno necessario a garantire i Livelli essenziali di assistenza. Questo deve valere in primo luogo
per i medici, ma anche per il restante personale del servizio sanitario, a partire dagli infermieri”. Infatti,
sempre in merito all’aumento dell’età media, lo studio della Fp Cgil Medici, basato sull’ultimo Conto
annuale relativo al 2014, sottolinea inoltre come rispetto all’ultimo anno disponibile “oltre il 20% dei
medici del Ssn avevano già una età di oltre 60 anni e 2.142 (1,9%) con oltre i 65 anni di età”. Un unicum
nel panorama pubblico. “Il risultato – si legge – è ancor più eclatante se raffrontato all’età oltre 55 anni di
tutti i dipendenti del pubblico impiego, che nel 2014 raggiungeva il 30,6% (31,3% nel Ssn) a fronte del
48,9% dei medici”.
Lo studio passa poi in rassegna le criticità dettate dall’avere una tale platea di medici anziani, tra queste
“l’effetto prodotto dai turni massacranti, insieme alle capacità fisiche e mentali, sulla qualità del servizio
offerto, in particolare nei pronto soccorso”. Così come “l’impossibilità di trasmettere conoscenze ai
giovani medici in ragione del blocco del turn over”. Per arrivare a processi di “demotivazione e
frustrazione legati in parte ai tagli al fondo sanitario e in parte al mancato rinnovo del contratto da oltre
sette anni”. Ma oltre le criticità ci sono in parallelo le proposte della Fp Cgil Medici: da finanziamenti
adeguati per il fondo sanitario, a partire da almeno 113 miliardi per il prossimo anno al superamento del
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Slot machine, un altro bluff
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Oceani malati, la più grande sfida nascosta dell’uomo
Gas serra. Surriscaldamento. Scioglimento del metano sui fondali. Zone morte. Specie a rischio e isole di
rifiuti. Gli studi che fotografano la ‘febbre’ delle acque.
di Ilaria Beretta
Scordatevi di navigare in acque sicure, perché nei prossimi anni dagli oceani del mondo non ci si potrà
certo aspettare calma piatta.
A dare l’allarme è un rapporto stilato a settembre del 2016 dall’organizzazione non governativa Unione
internazionale per la conservazione della natura (Iucn) che si occupa di tutela ambientale a livello globale,
proprio sulla situazione delle acque del nostro pianeta.
GAS SERRA NEGLI OCEANI. Nello studio dal titolo Explaining ocean warming: causes, scale, effects
and consequences curato da 80 scienziati di una dozzina di Paesi, è emerso che il 93% del calore
provocato dall’effetto serra a partire dal 1955 è finito negli oceani, provocando un preoccupante aumento
della temperatura dell’acqua marina che ha gravi conseguenze sia per l’uomo sia per gli ecosistemi e la
fauna acquatica.
Ma al mare, dicono gli esperti, la «febbre» sta salendo da almeno 30 anni e i prossimi 10 non
preannunciano alcuna tregua, nonostante i governi non sembrino ancora del tutto consapevoli di questo
surriscaldamento.
COME 140 MILIARDI DI PHON. Eppure i numeri sono importanti: per rendere l’idea, l’oceanografo
della National oceanic and atmospheric administration Gregory Johnson ha spiegato al New York Times
che è come se tra il 1971 e il 2010 i mari avessero assorbito l’energia di 140 miliardi di asciugacapelli da
1.500 watt rimasti accesi per 39 anni.
Il risultato è che, immagazzinando calore, gli oceani si sono estesi e gli scienziati hanno provato che
almeno un terzo dell’innalzamento del livello del mare degli ultimi 10 anni è dovuto proprio a questa
espansione termica.
SALVATI DA UN +36°. In altre parole, l’oceano ha assorbito molta più energia prodotta dai gas serra di
quella rilasciata nell’atmosfera, riparando di fatto i continenti da un rapidissimo cambiamento climatico
che altrimenti nello scorso secolo sarebbe stato di 36 °c invece che di uno.
Finora infatti i mari hanno rilasciato parte dell’anidride carbonica accumulata solo quando la superficie
era troppo calda per non evaporare (come successo gli ultimi due anni definiti di «caldo record»), ma
visto il progressivo surriscaldarsi delle profondità marine non sappiamo fino a quando questa valvola di
sicurezza funzionerà.
Già ora i mari sempre più «tropicali» soprattutto nell’emisfero australe stanno contribuendo allo
scioglimento dei ghiacci dell’Antartide che a loro volta causano l’innalzamento del livello delle acque
globale; il caldo dell’acqua è complice poi dell’aumento di fenomeni atmosferici distruttivi come
tempeste e cicloni.
PLANCTON A RISCHIO. Si teme per la salute di plancton alla base della catena alimentare, per coralli a
rischio sbiancamento e per pesci e uccelli marini, la cui fuga dall’equatore provoca il restringimento delle
zone di pesca compromettendo il sostentamento di miliardi di persone.
Nel Sud-Est asiatico, per esempio, la pesca è destinata a diminuire un terzo entro il 2050, proprio quando
la popolazione mondiale toccherà quota 9 miliardi; mentre le mutate condizione di flora e fauna marina
potranno causare intossicazioni alimentari.
SE SI SCIOGLIE IL METANO… Insomma, l’Iucn racconta una storia che, se non ci fosse alcun
intervento, entro la fine del secolo si trasformerebbe in un’apocalisse: gli oceani, più caldi di 4 gradi,
scioglieranno il metano congelato sui fondali, liberando un gas a effetto serra potentissimo.
Inger Andersen, direttore generale dell’Iucn, ha definito il problema degli oceani «la più grande sfida
nascosta della nostra generazione».
La cartella clinica completa del mare del pianeta, che non è stata presa in considerazione in toto dalla
ricerca citata, rivela infatti un malato grave.
L’anidride carbonica risucchiata in tempo record dagli oceani sta cambiando la composizione molecolare
dell’acqua marina, che – arricchita da ioni di idrogeno – modifica il suo Ph in acido col risultato che la vita
per alghe, crostacei e coralli è sempre più dura.
DEOSSIGENAZIONE IN ATTO. Ma non solo per loro: già oggi nel Pacifico esistono oltre 400 «zone
morte», cioè prive di forme di vita e questo numero potrebbe aumentare entro il 2030 anche a causa della
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uomo_43675262704.htm