Referendum . tra uso e abuso, democrazia vera o solo..
“Mai fidarsi troppo del giudizio dei cittadini. Basti pensare che nel referendum più famoso della storia
hanno liberato Barabba.”
Maurizio Crozza
Democrazia diretta, diamo il potere ai cittadini, restituiamo il governo al popolo, quante frasi fatte vengono
dette per sostenere quello che sarebbe uno strumento fondamentale della democrazia se fosse usato cum
grano salis. Se guardiamo l’esito delle ultime consultazioni popolari il quesito d’obbligo, gli ultimi che hanno
riempito le pagine dei giornali e dei siti internet sono stati quello sulla brexit, quello sui lavoratori stranieri
in Svizzera, quello su guerra e pace tra governo della Colombia e guerriglieri del Farc.
Ovviamente è fondamentale come si pone la domanda, se come l’improbabile condottiero ungherese
Orban chiedi ai cittadini se vogliono farsi portare via il lavoro e pagare l’albergo agli immigrati la risposta è
scontata…. Se scrivi che si tratta di appena 1.300 persone per cui l’Europa ti gira cospicui finanziamenti la
faccenda sarebbe ben diversa…. La brexit è stata una bestialità, si è lasciato decidere ad una parte di
cittadini nella fascia più agiata, tranquilla, ignorante, il futuro del paese, senza dire che dal giorno
dell’entrata in Europa il Regno Unito ha sempre aumentato pil e benessere, il cerino acceso da Cameron e
mal gestito da Corbyn gli ha bruciato le dita. Idem nel ricco Canton Ticino, conoscendo il bellissimo cantone
svizzero da mezzo secolo, ipotizzare che i ricchi cittadini elvetici vogliano andare a coprire i lavori svolti dai
frontalieri è semplicemente umoristico. Ma è anche di lezione per Salvini ed accoliti, scoprire come si fa
presto a passare da graditi ospiti a clandestini dovrebbe accendere una luce nel deserto mentale del
dittatore leghista, ma su questo non abbiamo alcuna speranza. Last but not least, i colombiani invece di
mettere la parola fine alla storica guerra tra il paese ‘regolare’ e la guerriglia delle Farc, ha scelto di
respingere l’accordo di pace, di scegliere la guerra alla pace, una follia imperante.
Ad esempio potremmo dire che se nel quesito referendario scrivi “Vuoi che ci siano meno politici e
risparmiare sui loro costi così pagherai meno tasse?”, chiunque di noi cosa risponderebbe? La stessa
domanda potrebbe essere posta anche come “Vuoi che il Senato della Repubblica continui ad esistere, ma
sarà di nomina partitica e si andrà verso un regime oligarchico?”, anche qui la risposta pare scontata. Stesso
referendum, diverso modo di porre il quesito, risultato diverso.
Per la cronaca sono 102 i referendum che si sono tenuti nel nostro paese a partire dal 1797 con quello sulla
Costituzione della Repubblica Cispadana per arrivare all’ultimo sulle perforazioni in mare. Una disaffezione
costante ed una palese difficoltà a comprendere l’oggetto da parte di un popolo che svetta in Europa per il
tasso di ignoranza, un uso improprio da parte dei politici dello strumento referendario. In primis il
Movimento 5 Stelle ne ha fatto una bandiera, ma un ideale sublime si scontra con la realtà, bastano 9
preferenze per farsi eleggere in un comune di media fascia, poco più di cento per candidarsi al Parlamento
Europeo, se hai una famiglia numerosa o molti amici puoi fare carriera. I risultati sono spesso sotto gli occhi
di tutti con improbabili personaggi catapultati su scranni a loro inadatti. Ma pare che la via seguita finora
stia venendo abbandonata con la transizione del Movimento verso la struttura partitica che è la logica
conclusione del percorso iniziato, anche se non dichiarato.
MAURIZIO DONINI