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Le 4 cose che Renzi non ha fatto per rilanciare il Paese reale!

2014-09-15-18252Ponte2s5501In primo luogo sanare gli squilibri provocati dalla riforma Fornero e riconosciuti oramai unanimemente da destra e sinistra. Una effettiva riforma del lavoro con meno tasse per le imprese in luogo degli incentivi che drogano la ripresa dell’occupazione, meno fiscalità sui lavoratori dipendenti, l’abolizione delle Regioni a statuto speciale e infine la riforma della Pubblica Amministrazione. Il Premier ha voluto iniziare dall’ultima non tenendo conto di due fattori importanti, la capacità di interdizione e di freno della Pubblica Amministrazione “minacciata” di riforma e gli effetti prodotti da questa, visibili se vanno in porto i decreti attuativi, nei prossimi 5, 8 anni. Inoltre il Premier ha voluto intestarsi la battaglia per la riforma della Costituzione, la nuova legge elettorale e la mini riforma del Senato, con esiti incerti, molti convinti solo a parole e comunque un risultato al fine non eclatante rispetto all’impegno profuso e al tempo ad essa dedicato. Intanto nel Paese reale, a dispetto degli 80 euro, la povertà vera aumenta. I nuovi poveri sono oramai oltre la soglia dei quattromilioni e oltre tremilioni di soggetti, in maggioranza giovani sono senza prospettive occupazionali e le distanze sociali si amplificano, con sacche di privilegi, sprechi, discriminazione, abusi, corruzione ad ogni latitudine. Più e più volte abbiamo da queste pagine denunciato lo stato comatoso delle finanze della regione Sicilia, regione a statuto speciale, dove 1.818 dirigenti sovrintendono a testa a 9 dipendenti. Dove i dipendenti regionali (16.500), ma anche i 7.000 delle partecipate hanno la possibilità di andare in pensione con il regime precedente all’entrata in vigore della legge Fornero e giusto per non farsi mancare nulla anche i 500 dipendenti delle “inutili” Camere di Commercio possono fruire dello stesso trattamento. Badate bene in Sicilia i tetti degli stipendi non sono quelli fissati dalle norme Italiane, vige un regime speciale per il quale si sfora tranquillamente il tetto e non è raro dover registrare stipendi superiori a quelli del Presidente della repubblica e pensioni oltre i 160.000 euro. Fa specie in particolare l’opportunità offerta ai 500 dipendenti delle Camere di commercio, la maggior parte delle quali in dissesto economico e nell’impossibilità di erogare gli stipendi. Fate ora mente locale sulla valle d’Aosta, regione con 129.000 abitanti, 3.100 dipendenti, per un coto medio per abitante di 2.137 euro. Il Premier non solo avrebbe dovuto non por tempo in mezzo alla cancellazione delle regioni a statuto speciale, ma avrebbe con la stessa franchezza ed audacia avviato l’accorpamento delle Regioni e l’effettiva cancellazione delle provincie. A tutti i privilegi e alle sacche di sprechi inauditi di cui sono capaci questi organismi regionali occorre aggiungere i benefit per le cure odontoiatriche gratis fino a 18 anni in trentino, dove la regione trattiene il 90% delle imposte raccolte e a pagare tranquillamente sono il resto degli italiani. Queste e non altre sono le situazioni che il Premier non vuole o non può affrontare, queste sono le situazioni in grado di far crescere l’onda montante del populismo e dell’astensione con il riversarsi del voto sui movimenti di opposizione più intransigenti e meno coinvolti nella gestione del potere. Quanto potrà durare ancora questa situazione è difficile prevederlo, facile è capire la perdita progressiva di attrazione elettorale del premier, minata da scelte pregiudizialmente errate, in parte poco amate dagli stessi beneficiati e comunque palesemente non in grado di risolvere i problemi strutturali del Paese. Il Premier pensa ad un effetto positivo dell’annuncio della cancellazione entro un anno di Equitalia, ammesso poi avvenga davvero! Il contribuente è convinto poco cambi se a riscuotere è Equitalia o la società fondata da un comune o da una serie di comuni. Va cambiato il sistema! Vanno ridotte progressivamente le imposte e colpita seriamente l’area dell’evasione e dell’elusione. Finché a pagare e a finire sotto la scure del fisco saranno privati, artigiani, commercianti e piccoli imprenditori, questo Paese sarà sempre più disgregato e le differenze economiche e sociali sempre più ampie. E’ evidente a tutti l’area di impunità, la disarmante dimostrazione di potenza economica espressa da talune categorie di soggetti, la mole di investimenti spesso ingiustificabili con il reale e lecito possesso di dotazioni finanziarie, per non apparire un evidente patto scellerato alle spalle del paese e dei cittadini. E’ evidente la “cautela” imposta alle spiccate capacità di indagine degli organi inquirenti, tutti!

ARES