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OSSERVATORIO DI MILANO: sull’uccisione del giovane nigeriano

C_2_articolo_3018839_upiImageppA proposito dell’uccisione a Fermo del giovane nigeriano Emmanuel Chidi Namdi, dopo che la sua compagna aveva ricevuto insulti razzisti, da parte di Amedeo Mancini, un ultrà della squadra di calcio della Fermana.
Sinceramente me lo aspettavo, magari non in questa forma, mi aspettavo che in città accadesse, all’improvviso, qualche cosa di violento nei confronti del “diverso”, di chi non abita qui e suscita indifferenza, sospetto, paura. Sono tornato a Fermo, la mia città natale, dopo 40 anni trascorsi a Milano. Mi muovo sempre a piedi per la città, sono passati tanti anni e non riconoscono il ragazzo di un tempo. Quindi qui sono uno straniero. Saluto chi non conosco come segno di fratellanza o non c’è risposta o ce n’è una imbarazzata, sfuggente. Difficile vedere qualcuno affacciato alla finestra, come se si avesse paura di apparire. Dietro una cittadina dalle imposte quasi tutte chiuse, nel vivere quotidiano, si intravedono semi di violenza. Dall’andare sino a 90-100 all’ora nelle due circonvallazioni, al posteggiare nei passi carrai, ai commenti nei bar” mandiamoli a casa questi africani con le buone e le cattive”, “vengono qui a portarci via il lavoro”. A Fermo non c’è una cultura dell’accoglienza, la politica negli ultimi decenni non l’ha promossa, e ciò porta la città ai margini di un cotesto sociale indispensabile per uno sviluppo nella convivenza in una realtà sempre più multietnica.
  il Presidente
 Massimo Todisco