Pensione, ecco perché diffidare della busta arancione
In arrivo per 150.000 lavoratori le buste arancioni dell’Inps, quelle che conterranno sia la data utile per la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia o di uscita anticipata dal lavoro, sia il calcolo dell’assegno mensile.
IL CALCOLO – I criteri per la determinazione dell’importo mensile erogato prevedono, ad esempio, un tasso di crescita del pil, così come dello stipendio, dell’1,5% all’anno. Non viene presa in considerazione l’inflazione, per cui l’assegno viene determinato sul potere di acquisto nell’anno 2016. Inoltre, il dato finale è al lordo delle imposte, per cui bisogna fare attenzione a non entusiasmarsi troppo, perché si potrebbero ricevere brutte sorprese, anche se tra anni o decenni.
SIMULAZIONE PENSIONE –Come scrive InvestireOggi.it, per esempio, un trentenne di oggi con stipendio medio di 1.000 euro al mese percepirebbe la pensione di vecchiaia nel 2056 e pari a un assegno mensile di 1.749 euro lordi, corrispondenti al 75% della retribuzione finale. Tuttavia, dal risultato vanno detratti circa 300 euro di imposte, per cui l’importo netto scenderebbe a 1.443 euro (si simula una pressione fiscale in linea con quella del 2016). Attenzione, però, perché tale simulazione si basa sull’assunzione di un aumento reale dello stipendio dell’1,5% all’anno, che non è affatto detto che sia realistico. Ipotizzando, invece, una crescita più contenuta del pil e, quindi, mediamente anche degli stipendi dell’1% all’anno, si scopre che la retribuzione finale mensile scenderebbe a 1.489 euro lordi, che al netto delle imposte diverrebbe di circa 1.260 euro. Ne consegue una discesa del trattamento pensionistico stimabile a intorno a 1.100 euro netti al mese. Si tratta di un livello decisamente inferiore a quello preventivato dall’Inps, anche se obiettivamente apparirebbe ancora relativamente elevato.
PERIODI DI DISOCCUPAZIONE – Uno dei problemi del calcolo della pensione è la discontinuità dei versamenti contributivi. Più sono frequenti e lunghi i “buchi” temporali tra un lavoro e un altro, minore sarà il montante retributivo accumulato e di conseguenza anche il trattamento pensionistico esitato. Per questo, è essenziale guardare nell’estratto conto dell’Inps al montante accumulato e rivalutato di anno in anno. Si tenga conto che con gli attuali coefficienti di trasformazione, sarà necessario arrivare a non meno di 190.000 euro per aspirare a una pensione (lorda) di 1.000 euro al mese. Con una carriera lavorativa di almeno una quarantina di anni effettivi non sarebbe affatto difficile centrare l’obiettivo e finanche di superarlo abbondantemente, purché si abbia la fortuna di non incorrere in periodi lunghi di disoccupazione o con stipendi troppo bassi.