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Da Infolampo: Sanità, Sprechi, assunzioni

sanitàsprechiL’altra faccia degli sprechi in sanità.

Dai macchinari e reparti sottoutilizzati perché non c’è personale alla burocrazia. Ecco i 104 casi di malagestione segnalati da Cittadinanzattiva

La ricerca prende in esame oltre cento condizioni di spreco, individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari fra aprile 2014 e aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte. A causa degli sprechi, i diritti più violati sono quello relativo al rispetto degli standard di qualità (14,7%) con, a seguire, il diritto al rispetto del tempo (14%), diritto alla sicurezza delle cure (11,6%) e all’accesso ai servizi sanitari (10,9%).

IL RAPPORTO

Macchinari non utilizzati o funzionanti a scarto ridotto, reparti chiusi anche se appena ristrutturati o sottoutilizzati per mancanza di personale, attrezzatture e dispositivi non adatti alle esigenze dei pazienti, personale sanitario costretto a turni di lavoro massacranti o in trasferta con costi aggiuntivi per le aziende sanitarie, burocrazia costosa e che ostacola il percorso di cura dei pazienti. Sono queste le principali aree di sprechi in sanità segnalate nel Rapporto ‘I due volti della sanità. Tra sprechi e buone pratiche, la road map per la sostenibilità vista dai cittadini’, fotografia del Servizio Sanitario Nazionale tra luci ed ombre presentato oggi da Cittadinanzattiva-Tribunale per i diritti del malato, con il sostegno non condizionato di Farmindustria.

Il Rapporto prende in esame 104 condizioni di spreco, individuate da cittadini, associazioni ed operatori sanitari fra aprile 2014 e aprile 2015 e che a giugno 2015 risultavano ancora irrisolte. In un caso su due, segnala Cittadinazattiva, per eliminare lo spreco dovrebbe intervenire la Asl, in un caso su tre la Regione, in uno su dieci l’istituzione nazionale, ossia principalmente il Ministero della Salute.

Ai cittadini che hanno segnalato i casi, la onlus ha chiesto di scegliere la causa di spreco più attinente rispetto ai caso individuato. Al primo posto con il 9% dei casi si fa riferimento ad una cattiva gestione del personale sanitario perché sovradimensionato o sottodimensionato; seguono, con l’8,6%, la cattiva allocazione delle risorse economiche, l’organizzazione dei servizi, il mancato utilizzo di beni e servizi; l’8,2% la mancata programmazione; al 7,3% il non utilizzo di attrezzatture costose; per il 6,5% l’uso improprio delle risorse;

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Assunzioni: crollano i rapporti a tempo indeterminato

A gennaio 2016, primo mese di sgravi ridotti per le imprese che assumono, l’Inps rileva una brusca frenata delle nuove attivazioni di contratti stabili (-39%). Continua invece la corsa dei voucher, che aumentano del 36,4%

di Fabrizio Ricci

La luna di miele sembra già finita. I dati sugli avviamenti dell’Osservatorio sul Precariato diffusi oggi dall’Inps descrivono, per gennaio 2016, primo mese di decontribuzione ridotta per le imprese che assumono (dagli 8mila euro del 2015 a poco più di 3mila euro), un vero e proprio crollo dei contratti a tempo indeterminato. Se ne sono attivati 70mila in meno rispetto a gennaio 2015, un calo del 39%. Ma anche 50mila in meno rispetto a gennaio 2014 (quando gli incentivi non c’erano).

Una frenata era scontata e prevista, di queste proporzioni forse no. Il crollo è ben rappresentato da un grafico riportato nel rapporto Inps che descrive la curva di incidenza dei nuovi rapporti di lavoro a tempo indeterminato attivati sul totale delle attivazioni. A dicembre 2015 c’è stato un picco al 66,4%, valore quasi dimezzato a gennaio (34,3%).

Al contrario nessuna frenata sul fronte dei voucher. A gennaio ne sono stati venduti oltre 9 milioni, contro i 6,7 del 2015 (+36,4%) e i 4 milioni del 2014. Spicca il dato della Lombardia con oltre 1,7 milioni di voucher venduti in un mese e un incremento su gennaio 2015 del 41,9%.Il primo commento ai dati sul fronte Cgil arriva dalla Toscana, dove il crollo dei contratti a tempo indeterminato è ancora più evidente: – 40,7% sul 2015 e -31,2% sul 2014. “Nel corso dell’ultimo anno avevamo avvertito che i numeri si sarebbero incaricati di fare giustizia della propaganda di governo sul Jobs Act e sulle sue salvifiche proprietà propulsive in virtù anche della facilità dei licenziamenti”, osserva Daniele Quiriconi, responsabile politiche del lavoro della Cgil Toscana. “Un paese serio – aggiunge – avrebbe il dovere di confrontarsi con la realtà, misurarsi con le distorsioni, intervenire con le necessarie modifiche legislative in uno spirito di confronto costruttivo e fuori da una infinita campagna elettorale infarcita di propaganda”.

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