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Da Infolampo: Jobs Act e non solo

infolampo_banPedretti, un operaio alla guida dello Spi

Lo ha eletto oggi l’Assemblea generale del sindacato pensionati della Cgil. Il movimento sindacale deve “tornare ad essere un soggetto politico di innovazione e di rappresentanza generale di tutti i lavoratori”, ha detto nella sua relazione programmatica

Ivan Pedretti è il nuovo segretario generale dello Spi Cgil, la categoria dei pensionati che conta circa 3 milioni di iscritti. Lo ha eletto oggi l’Assemblea generale del sindacato riunita a Roma. Pedretti, classe 1954, sostituisce Carla Cantone, da quasi otto anni alla guida dello Spi-Cgil e da settembre segretario generale della federazione dei pensionati europei (Ferpa).

Chi è Pedretti

Ivan Pedretti nasce a Gardone Val Trompia il 30 settembre 1954 da una famiglia umile e operaia. A soli 15 anni abbandona gli studi per andare a lavorare in un piccolo laboratorio artigiano alla produzione di colt e winchester per i film western. È il 1969, un anno particolarmente significativo per i metalmeccanici e per tutto il movimento sindacale. Successivamente trova lavoro in un’altra azienda, dove entra con l’ambizione di imparare il mestiere di tornitore. Ma all’epoca Pedretti è già impegnato in politica, porta “L’Unità” in fabbrica e cerca di avvicinare i suoi colleghi al sindacato. Il datore di lavoro non gradisce e lo sposta alla produzione di carabine a gas destinate ai luna park.

Nel 1973, in pieno boom economico e come tanti giovani della sua generazione, viene assunto alla Mival-Beretta. Lavora a cottimo e sotto la pressione del tempista. È qui che diventa delegato della Fiom e decide di dedicare la propria vita al sindacato. Nel 1982 lascia la fabbrica e viene chiamato per un’esperienza a Roma alla Fiom nazionale, categoria che lo ha profondamente segnato nella sua identità. Successivamente a Verona è prima segretario generale della Fiom e poi della Camera del Lavoro. Dal 1996 entra invece nella segreteria della Cgil Veneto e dal 2002 è segretario generale dello Spi Cgil Veneto. È membro della segreteria nazionale del sindacato dei pensionati dal 2010.

La relazione programmatica

“E’ necessario affrontare seriamente le contraddizioni del nuovo mondo, dalla crescita dell’invecchiamento della popolazione alle diverse forme di povertà, alla migrazione di milioni di persone

Vedi anche:

http://www.spi.cgil.it/flex/TemplatesUSR/CM/TemplatesUSR-BLOB-img/Download/AcrobatPdf-Piccola.gifLeggi il testo integrale della dichiarazione programmatica .

Ascolta l’intervento di Ivan Pedretti
Leggi la biografia di Ivan Pedretti

Guarda il video. Un operaio per i pensionati. Ivan Pedretti si presenta

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Jobs Act, cosa cambia per autonome e collaboratrici

Quello che è stato ribattezzato il Jobs Act delle partite Iva passa l’esame al governo. Il consiglio dei ministri ha infatti appena approvato il ddl sul lavoro autonomo che raccoglie solo alcune delle istanze presentate dalle reti di autonomi e professionisti – come il Jobs Acta e lo Statuto del lavoro autonomo –  e include un primo pacchetto di tutele per autonomi e collaboratori iscritti alla gestione separata dell’Inps, oltre a disciplinare il cosiddetto “lavoro agile” con una serie di facilitazioni per i subordinati che lavorano “da remoto”. Il provvedimento passa ora al parlamento per essere allegato alla legge di stabilità insieme al ddl delega che introduce una misura di contrasto alla povertà, unica su tutto il territorio nazionale.

di Claudia Bruno)

Vediamo allora cosa cambia per le lavoratrici autonome iscritte alla gestione separata Inps (restano invece fuori le altre, iscritte alle gestioni separate delle casse professionali). Oltre ad agevolazioni fiscali del 100% sulle spese di formazione, e ad alcune tutele in caso di malattie gravi, il provvedimento include cambiamenti in materia di maternità e congedi. Secondo l’elaborazione del Sole24Ore le novità riguarderanno circa 300mila lavoratrici.

Come si legge nel comunicato della presidenza del consiglio dei ministri, è previsto “il riconoscimento del diritto di percepire l’indennità di maternità spettante per i due mesi antecedenti la data del parto ed i tre mesi successivi, indipendentemente dalla effettiva astensione dall’attività lavorativa”. Significa che le iscritte alla gestione separata dell’Inps potranno usufruire dei cinque mesi di indennità di maternità senza l’obbligo di astenersi dal lavoro, e senza esporsi al rischio di interrompere così la carriera.

Per i congedi parentali, si annuncia poi l’estensione della durata e dell’arco temporale entro il quale usufruirne. Il provvedimento prevede infatti “che l’indennità per congedo parentale possa essere corrisposta per un periodo massimo di sei mesi entro i primi tre anni di vita del bambino”.

Inoltre, in caso di gravidanza, malattia e infortunio, per gli autonomi che prestano la loro attività in via continuativa per un committente non si potrà procedere a una risoluzione del rapporto di lavoro ma solo a sospenderlo “per un periodo non superiore a 150 giorni per anno solare” e il versamento dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi potrà essere sospeso “per l’intera durata della malattia e dell’infortunio fino ad un massimo di 2 anni, in caso di malattia e infortunio di gravità tale da impedire lo svolgimento dell’attività lavorativa per oltre 60 giorni”.

Secondo un rapporto dell’agenzia del Ministero del Lavoro Italia Lavoro[1], tra le collaboratrici con contratti co.co.co è solo il 49,2% a mantenere lo stesso lavoro a due anni di distanza dal parto. L’8,2% cambia lavoro, il 19,5% lo perde e il 23,1% lo lascia. Dati che vanno a inserirsi in un quadro più ampio. Che la maternità rappresenti ancora un rischio concreto di fuoriuscita dal mercato del lavoro in Italia, infatti, non è più un segreto: dagli ultimi dati Istat (2015) emerge che il 22,4% delle madri impiegate prima della gravidanza, dopo due anni avevano perso il lavoro.

NOTE

[1] Il rapporto Famiglia e lavoro firmato da Italia Lavoro sarà pubblicato l’8 febbraio 2016. Le percentuali qui riportate sono relative a un’elaborazione sui dati Istat 2012 relativi a lavoratrici che sono diventate madri nel biennio 2009-2010.

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