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Da Infolampo: “Occupazione, crescita dopata”

infolampo_banOccupazione, una crescita “dopata”

L’Inps rileva che lo stimolo all’occupazione viene dal doping dell’esonero contributivo e non dal Jobs act. Sorrentino (Cgil): “Non c’è una ripresa strutturata, ma un utilizzo utilitaristico delle nuove norme da parte delle imprese”

“Renzi dovrebbe rileggere il comunicato dell’Inps, in cui si rileva che lo stimolo all’occupazione viene dal doping dell’esonero contributivo e non dal Jobs act. Inoltre, l’Istituto evidenzia una quota elevata di trasformazioni contrattuali (+25,8% quelle di rapporti a termine, +25,3% quelle di rapporti di apprendistato) più che nuove attivazioni (+9,7%)”. Così Serena Sorrentino, segretaria confederale della Cgil, commenta i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps e ribatte alle dichiarazioni del Presidente del Consiglio che oggi su Twitter aveva sentenziato: “Oltre mezzo milione di posti di lavoro a tempo indeterminato in più nel 2015. Inps dimostra assurdità polemiche su Jobs act #avantitutta”.

“La crescita dell’occupazione è senza dubbio un fatto positivo – continua Sorrentino – ma preoccupano molto il numero altissimo di voucher, lievitati di oltre il 67% tra gennaio e novembre scorsi rispetto al corrispondente periodo del 2014, e l’aumento delle assunzioni con contratti a termine (+45.817)”.

“Abbiamo la sensazione di essere in presenza, più che di una ripresa strutturata, di un utilizzo utilitaristico delle nuove norme da parte delle imprese, guidate dalla convenienza economica. Ma da qui a dire che si è sconfitto il precariato ce ne vuole”, conclude Sorrentino, sottolineando che “per questo la Cgil ha lanciato la Carta dei diritti universali del Lavoro”.

L’esplosione del ricorso ai voucher preoccupa anche la Cisl che con il segretario confederale Gigi Petteni definisce “allarmante” la crescita del loro utilizzo (102 milioni di buoni venduti tra gennaio e novembre). “Per evitare che norme con un fine positivo possano avere effetti indesiderati – afferma Petteni – chiediamo al Governo una riflessione seria ed eventuali correttivi sulla base di un confronto con le parti sociali”.

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Rifugiate. Violenze nei viaggi per l’Europa

Violenze fisiche, sfruttamento e molestie sessuali nei viaggi verso l’Europa. Lo raccontano le rifugiate ad Amnesty International, che ha da poco diffuso i risultati di una nuova ricerca svolta sul campo

di Riccardo Noury

La violenza contro le donne non ha confini. Si verifica a Colonia come al Cairo, nelle case e nelle piazze. Ovunque orribile e da condannare senza se e senza ma. La compiono, in parte, anche i rifugiati. La subiscono, in parte anche le rifugiate.

Il mese scorso, Amnesty International ha incontrato in Germania e Norvegia 40 donne e ragazze rifugiate, al termine di un viaggio che dalla Turchia le aveva portate in Grecia ed era proseguito lungo la “rotta balcanica”. Ne è uscito un quadro agghiacciante.

Ecco due testimonianze:

“In un albergo della Turchia, un siriano al servizio dei trafficanti mi ha proposto di passare la notte con lui, così avrei pagato di meno o addirittura avrei viaggiato gratis. Ho rifiutato, era una cosa disgustosa. Lo stesso è capitato a tutte in Giordania. Una mia amica, fuggita anche lei dalla Siria, arrivata in Turchia ha finito i soldi. L’assistente del trafficante le ha proposto di fare sesso e l’avrebbe fatta imbarcare. Lei ovviamente ha rifiutato e non è partita. Ancora adesso si trova in Turchia”.

“Non ho mai avuto la possibilità di dormire al chiuso, avevo troppa paura che qualcuno mi toccasse. Le tende non erano separate e ho assistito a scene di violenza… Mi sentivo più sicura quando ci muovevamo, soprattutto sui pullman, solo lì sopra riuscivo a chiudere gli occhi e ad addormentarmi. Nei campi è facilissimo essere toccate, non si può denunciare e alla fine ognuna vuole evitare di creare problemi che blocchino il viaggio”.

Tutte le donne e le ragazze incontrate da Amnesty International hanno raccontato di essere state minacciate e di aver provato una costante sensazione d’insicurezza. Molte di loro hanno denunciato che, in quasi tutti i paesi attraversati, hanno subito violenza fisica e sono state sfruttate economicamente, molestate o costrette ad avere rapporti sessuali coi trafficanti, col personale di sicurezza o con altri rifugiati.

I trafficanti prendono di mira le donne che viaggiano sole, sapendo che sono le più vulnerabili. Quelle che non hanno i mezzi economici per pagare il viaggio vengono spesso costrette ad avere rapporti sessuali.

Almeno tre delle donne intervistate da Amnesty International hanno denunciato che i trafficanti e i loro collaboratori hanno molestato loro e altre, offrendo uno sconto o un minore tempo di attesa per salpare verso il Mediterraneo in cambio di sesso.

La paura è rimasta costante anche durante il viaggio in Europa, soprattutto quando le rifugiate erano costrette a dormire insieme a centinaia di uomini. Alcune di esse hanno denunciato di essere state picchiate o insultate da parte di agenti delle forze di sicurezza in Grecia, Ungheria e Slovenia.

Le donne e le ragazze, in viaggio da sole o con i loro figli, hanno dichiarato di essersi sentite particolarmente in pericolo nei centri di transito e nei campi dell’Ungheria, della Croazia e della Grecia, obbligate a dormire insieme a centinaia di uomini. In alcuni casi, hanno preferito dormire all’aperto o in spiaggia.

Le donne intervistate da Amnesty International hanno anche riferito di aver dovuto usare le stesse docce e gli stessi gabinetti degli uomini. Una di loro ha raccontato che, in un centro d’accoglienza della Germania, i rifugiati le osservavano mentre andavano in bagno. Per evitare quest’esperienza, alcune di loro rinunciavano a bere e mangiare.

Amnesty International ha parlato con sette donne in gravidanza, che hanno denunciato di non aver ricevuto cibo e cure mediche durante il viaggio e di essere state schiacciate durante la calca ai confini e ai punti di transito.

Più di 10 delle donne intervistate da Amnesty International hanno denunciato di essere state toccate, palpate e guardate in modo volgare nei campi di transito europei. Una irachena di 22 anni ha raccontato che, quando si trovava in Germania, una guardia di sicurezza in divisa le ha offerto dei vestiti in cambio di “un po’ di tempo sola con lui”.

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