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Camere di Commercio, lotta di poltrone

000cameredicommercioIl decreto Madia prevede l’accorpamento e il dimezzamento degli enti camerali. Facile a dirsi in un Paese dove la semplificazione, il taglio della spesa, lo scioglimento degli enti inutili diventa ogni giorno più difficile. Si alzano barricate, emergono i più biechi campanilismi, ma soprattutto c’è la necessità di sopravvivenza legata al “possesso” di una poltrona, anche contro ogni logica economica e di funzionalità. Così nelle Marche l’atteso accorpamento delle Camere di Commercio in un unico ente camerale o al massimo in due enti, uno al nord, con Ancona e Pesaro ed uno al sud con Macerata, Fermo ed Ascoli Piceno ha acceso uno scontro sulla distribuzione delle future cariche presidenziali. Pochi anno cosa c’è dietro le attuali contrapposizioni e perché emergono tante resistenze. Ci sono oltre gli incarichi dirigenziali nelle nuove strutture accorpate anche i destini delle società partecipate, Fiera di Campanara e Aeroporto di Fano per la CCIAA di Pesaro, con i risvolti di ordine finanziario non sempre in linea con criteri di sostenibilità. Da tempo sosteniamo la scarsa utilità delle Camere di Commercio, utilizzate sempre più spesso per “favorire” la promozione e  lo sviluppo di aziende in un ottica poco trasparente e con scarsa attenzione a tutte le realtà del territorio. Vengono beneficiati da anni gli stessi settori produttivi e gli stessi produttori, “aiutati” nella presentazione dei loro prodotti fuori dai confini nazionali. Due realtà camerali sul territorio marchigiano sarebbero senza dubbio troppe e non consentirebbero quella logica di integrazione tra nord e sud, oltre alla integrazione tra settori produttivi diversi, tesa a superare aspetti campanilistici e paesani. Contribuirebbe, probabilmente, ad elevare il livello qualitativo della dirigenza dell’ente camerale e dell’offerta complessiva di servizi, facendola uscire da logiche spartitorie e localistiche intrecciate con i destini di altre istituzioni operanti a livello locale.  

Ares