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A picco la fiducia nelle banche!

sondaggi-politici-DemosC’è sicuramente un nesso di casualità tra la pubblicazione lo scorso 22 dicembre dell’Analisi sulla crisi degli istituti di credito, delle imprese del Nord Est e del centro con la lettera a pagamento, pubblicata sulla stampa da parte dell’ABI, diretta ai risparmiatori. Deve essere suonato un campanello di allarme nelle ovattate stanze dell’Associazione Bancaria Italiana dopo aver visto le percentuali sulle quali si attesta la fiducia dei cittadini nei confronti delle banche, calata negli ultimi tempi al 16%. Una percentuale assai negativa, sempre in ribasso a partire dall’anno 2000 eccezion fatta per lievi risalite nel 2005 e nel 2010. Certo lascia perplessi la coincidenza della crisi degli istituti di credito nel nord est, e nel centro Italia, con la parallela crisi economica che ha investito questi territori un tempo veicoli di sviluppo e avanguardie e distretti industriali studiati anche nelle Università. Da un lato una politica del credito “inadeguata” alle realtà territoriali, dall’altra senza dubbio la fragilità della struttura economica delle nostre aziende. Così quando è stato necessario un credito migliore, adeguato all’entità della crisi, gli Istituti di credito, a partire dal Monte dei Paschi, all’Etruria, a Banca marche, a Carichieti, a Cariferrara, Banca popolare del Veneto ed altri non hanno saputo rispondere adeguatamente o non ne avevano più gli strumenti per farlo, avendo impegnato altrove le risorse.  Tralasciamo qui di esaminare la qualità e l’operato dei vertici delle banche sottoposte al decreto di salvataggio e delle altre 16 sotto stretta osservazione da parte di Bankitalia, per il semplice fatto che in alcuni casi stanno emergendo risvolti dai profili penali che non ci interessano. Mentre siamo interessati ad esaminare le ricadute delle perdita di fiducia dei cittadini, quanto e come le nuove entità bancarie sapranno e potranno riavviare un dialogo con i risparmiatori. La crisi di fiducia è una crisi che va di pari passo con la crisi di fiducia nelle istituzioni e nei partiti politici, che delle istituzioni e delle banche sono artefici dei destini, per cui può non bastare un appello, una lettera aperta ai risparmiatori per invertire la tendenza. Il rapporto fiduciario già provato dalle recenti vicende può ancora peggiorare, potrebbe esserci una “fuga” dagli sportelli e dai prodotti finanziari, verso altri competitor o verso prodotti con uno standard di sicurezza e di protezione del capitale di maggiore garanzia. Quelle garanzia, ampie e solide che le banche chiedono ai clienti in caso di prestiti o affidamenti, ma che non rilasciano in caso di investimento e questo oggi ha contributo ad aprire gli occhi ad una moltitudine di risparmiatori. Se davvero ci fosse uno spostamento massiccio dei depositi e le banche dovessero approvvigionarsi altrove, a costi più alti il sistema subirebbe nuovi pesanti scossoni. Le banche, come i partiti servono e sono strumenti spesso essenziali per la democrazia economica, ma devono essere guidati da soggetti probi e soprattutto capaci di fare il loro mestiere nell’interesse della collettività e delle attività economiche, che sono il motore di questo strano, meraviglioso Paese.

Ares