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Due, tre cose che Renzi non dice!

RIFORMELa conferenza stampa di fine anno del premier ci ha stimolato alcune riflessioni. In particolare due tre cose non tornano nel ragionamento del Presidente del Consiglio, il quale ha espressamente annunciato, solennemente la volontà di “lasciare” ogni incarico, nell’ipotesi venga bocciato il referendum confermativo sulla “trasformazione del Senato”. Ora, legare i propri destini politici alla presunta abolizione del Senato, che abolizione non è, ma trasformazione in “Senato” delle Regioni, in un Paese dove le Regioni hanno pessima prova di gestione amministrativa, pari se non peggio delle avversate provincie, appare incauto e anche improprio. Incauto perché il premier dovrebbe innanzitutto aver più rispetto e attenzione per i pareri degli italiani, suoi elettori, improprio perché chiede fiducia sulla modifica del Senato, ma non sulla riforma elettorale, questa molto più derimente per i destini del Paese. La riforma del Senato promuove una classe politica e dirigente in molti casi non eccelsa in una camera delle regioni in un Paese, che dovrebbe prioritariamente essere federale, ma federale non è, e la fantomatica riforma del “federalismo” è finita nelle ortiche. Contemporaneamente si chiede agli elettori di accettare senza consultazione e verifiche un sistema elettorale con il premio di maggioranza, che di fatto consegna “il potere” ad un solo uomo ed a un solo partito. Bella democrazia e bell’esempio di rispetto delle regole e delle prerogative degli elettori. Si cambia il titolo V della Costituzione e si chide agli italiani fiducia cieca, pena l’addio, si cambia la legge elettorale, ben più incisiva sulla vita del Paese e gli elettori, la debbono subire e basta. Come al solito il Premier si racconta una storia nota solo a lui e rappresenta una realtà, così come la vorrebbe e non come realmente si presenta ai cittadini di questo tollerante Paese.

ARES