Finanziamento pubblico ai partiti volenti o nolenti
«Difendo il finanziamento pubblico ai partiti, un principio di democrazia»
Miguel Gotor (Senatore bersaniano del PD)
Lo scorso 14 ottobre i partiti, tutti da destra a sinistra passando per la Lega anti-Romaladrona, esclusi SEL e
Movimento 5 Stelle, si sono “regalati” una nuova tranche di finanziamento pubblico da ben 45,5 milioni di
euro. Il denaro si sa che non ha colore né odore, quindi dalla Lega di Salvini ai FdI della Meloni, dal satrapo
di Arcore al principino di Firenze, tutti d’accordo a spartirsi il malloppo, alla faccia di esodati e non
ovviamente. In aggiunta a questa insigne regalìa si è aggiunto che il tutto non è sottoposto a nessun
controllo di bilancio, di questi tempi meglio evitare di dover rendere conto delle spese….
319 sì e 88 contrari alla Camera; 148 sì,44 no e 17 astenuti al Senato (dove le astensioni valgono come voto
contrario), con questi numeri è stato licenziato il DDL Boccadutri. Le delibere adottate dagli Uffici di
presidenza di Camera e Senato che, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, avevano “congelato” l’erogazione
della tranche? Fastidi di poco conto di fronte alla fame di soldi dei partiti. Grande protagonista il nuovo che
avanza, la Leopolda rampante del PD, in questo caso bisogna dire che il buon Renzi si è ben guardato dal
pubblicizzare a reti unite quanto il sen. Boccadutri (PD) ha presentato, un disegno di legge a firma della sen.
Piccione (PD), e difeso a spada tratta dal bersaniano (i soldi non schifano neanche il dissenso) Miguel Gotor.
Insigne storico, penna di Repubblica, si distingue per questa sue affermazioni in difesa del finanziamento
pubblico dei partiti, ora al di là delle sue polemiche sul fatto se il M5S abbia o meno diritto, resta il fatto che
nel 1993 il popolo italiano votò quasi all’unanimità l’abolizione di tale prelievo, ma i partiti hanno fatto in
modo, di riffa o di raffa, di far rientrare dalla finestra ciò che era uscito dalla porta. Come il sen. Gotor possa
difenderne l’esistenza non è dato sapere. Il principio su cui si basa è che essendo i Partiti organismi inseriti
nella Carta è giusto che godano di finanziamenti pubblici per non snaturarne la natura e renderli privati.
Perché la Carta si possa variare dove si vuole e tenere immutata dove fa comodo, anche questo non è dato
sapere, si può abolire, o meglio fingere di abolire, il Senato, ma non il prelievo a favore dei Partiti. Che la
volontà dei cittadini vada in senso totalmente contrario al volere dei partiti ed al sentire di Gotor non ha
nessun valore per questa casta di intoccabili, sicuramente a queste decisioni non è immune il flop storico
delle donazioni private con l’ultima dichiarazione dei redditi, la ratio pare essere “o ce li date
volontariamente o ce li prendiamo”, principio sicuramente brutale, ma estremamente efficace.
MAURIZIO DONINI