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Non revisione della spese, ma piccole mance!

000manceContinua senza soluzione di continuità il valzer delle promesse del premier. Sempre nella necessità di tener desta l’attenzione sull’esecutivo e sulle “riforme” promesse e parzialmente attuate, Renzi rilancia con un programma che prevede dal 2016 l’abolizione dell’Ires e l’abbattimento delle imposte sulle imprese. Poi annuncia, come di consueto l’erogazione della mancia. Il canone RAI dal prossimo anno passerà da 113,00 euro a 100,00 euro, ma si dovrà pagare con la bolletta elettrica. A parte la pessima compagnia di tale operazione, saremo gli unici con la Grecia a pagare il canone con la bolletta elettrica, si pone un problema serio di equità. Seppure ci assicurano che i tecnici stanno lavorando sulle banche dati per evitare doppi pagamenti, rimane comunque non uno sconto, l’aver tolto i 13 euro, ma un aumento bello buono a carico di tutti i cittadini, anche di quelli che non hanno la tv o non la guardano proprio. Senza contare, che ancora una volta, si preferisce, con poca fantasia, percorrere la strada della “mancia” e del colpo ad effetto, piuttosto che agire organicamente sul taglio della spesa improduttiva. L’esecutivo ha la necessità di trovare a breve tra i 25 e i 30 miliardi di euro per evitare le clausole di salvaguardia e quindi l’aumento dell’IVA e delle accise, ma trova il tempo per promettere l’abolizione della tasi, la presunta “riduzione” del canone RAI, una delle tasse più odiate dagli italiani insieme con il contributo di bonifica. L’andazzo è sempre lo stesso, né Renzi riesce ad invertire la rotta, convinto e soddisfatto di alcuni timidi segnali di ripesa, innescati prima di tutto da tre congiunture favorevoli, ma non dipendenti dall’operato dell’esecutivo, denaro a vagoni dalla BCE, prezzo del petrolio in forte contrazione e spread basso e stabile. In uno scenario come questo niente di meglio che avviare una vera ed autentica revisione della spesa, per la quale servirebbe innanzitutto coraggio e la volontà di tagliare i cordoni ombelicali con la burocrazia parassitaria e il ceto elettorale e politico, che dalla spesa pubblica trae i motivi della propria sopravvivenza e capacità di interdizione.

Ares