Il secolo 2.0 o elegia della noia
11 aprile 1954 il giorno più noioso della storia.
William-Tunstall Pedoe
I giorno sopra descritto è stato individuato in base ad un algoritmo chiamato True Knowledge, ossia Vera
Conoscenza, che ha scansionato ed analizzato oltre 300 milioni di “fatti su persone, luoghi, attività ed
eventi” per scegliere il giorno più insignificante della nostra vita contemporanea. In pratica quel giorno non
successe veramente nulla.
Sempre più spesso nelle mie attività di intervistatore mi capita di discorrere con personaggi di alto livello e
di verificare come l’assioma che il secolo 2.0 si possa anche definire il “secolo della noia”. Se nel secolo
precedente abbiamo dovuto comunque faticare per trovare un giorno noioso, nell’attuale 2.0 potremmo
provare ad usare il suo ossimoro, ovverossia trovare qualcosa di interessante. Ma in realtà non è di fatti che
dovremmo iniziare la ricerca, in fondo una qualche scoperta o un conflitto degno di nota, sicuramente
qualcosa di più interessante delle non-parole di soggetti come la Mogherini e la Boschi o la Madia
potremmo riuscire a grattarlo in fondo.
Ma in questo secolo dobbiamo sicuramente recitare il de profundis per la fantasia e la costanza, non per
niente tanti grandi gruppi musicali dati per estinti si sono riformati mietendo sold out senza limiti ovunque.
L’ultima rivoluzione musicale risale a vari decenni fa, tanto per rimanere nel campo dell’arte, ancora si
rimesta nel punk, nella new-wave anche se questa non viene considerata una vera innovazione, o al limite
nel grunge dell’iconico Cobain. In campo scientifico rimpiangiamo il defunto Jobs, celebriamo la nascita del
lettore cd o del telefonino, tutta roba passata.
Se ripercorrendo le orme di Marcuse che celebrava il ’68 come l’epoca della ribellione, la fantasia al potere
contro il conformismo dell’ordine costituito, la liberazione dell’eros e l’amore libero come forma libertà e
sfogo della voglia di conoscenza e non come promiscuità sessuale fine a sé stessa, siamo sconfinati nel 2.0
al sesso facile con colleghi e superiori in nome di una carriera insita nell’ordine sociale. Se il secolo del punk
e della psichedelica affermava la fantasia al potere, il colore dei fiori, festival e raduni all’insegna di un
continuo rinnovamento, nel 2.0 subiamo “l’epoca della masticazione”, ai panorami di nuovi suoni e colori, si
è sostituito il digrignare di voraci mandibole in sagre paesane tutte uguali dove il carnevale non finisce mai.
L’armonia del corpo di ballerine impressioniste si sono vestite a zumba, l’intelligenza vivace e procace
dell’intelletto novecentesco dove la perseveranza era una medaglia, si è sfinita in una noia che comporta
che ogni attività abbia una costanza talmente breve da far apparire l’incubo maschile dell’eiaculazione
precoce un paradigma spazio temporale da portare ad esempio.
La continua disponibilità di tutto e subito, la necessità di essere accettati dagli altri non per quello che
siamo, ma per quello che si “aspettano” che siamo, ha portato grigie moltitudine ad abbassare
drasticamente il livello di “fame”. Perché faticare ed insistere a voler mangiare sugose chianine per poi
infilarsi nell’olimpo della “solitudine dei numeri primi” quando ci si può accontentare di una scialba
scaloppina di vitella allevata e vegetare nella tribù degli eguali?
MAURIZIO DONINI