Attualità a cura di Maurizio Donini

La sanità non è roba da poveri!

000pfizer“Chiediamo scusa per i 133 decessi avvenuti”.

Questa dichiarazione fu rilasciata dal portavoce della Pfizer, Paul Fitzhenry, mentre il presidente della stessa

multinazionale del farmaco, Jeffrey Kindler, si affrettava a  dichiarare di avere ordinato il ritiro dei farmaci incriminati

“per salvaguardare i pazienti”. Era il 2006 quando i due farmaci anti-colesterolo prodotti e commercializzati dalla

Pfizer, il Torcetrapib ed il Lipitor, provocarono rispettivamente 82 e 51 decessi, almeno quelli accertati, per inciso la

società aveva investito 800 milioni di dollari nello sviluppo del Torcetrapib con l’obbiettivo di ricavarne 12 miliardi

dollari….

Ora è di questi giorni la notizia dei due nuovi farmaci anti-colesterolo basati su anticorpi monoclonali, il Praulent di

Sanofi ed il Rephata di Amgen, che se adottati dall’AIFA costeranno € 6.000 annui per paziente con un impatto

annuo di circa 500 milioni di euro per il SSN.  Una buona alimentazione sicuramente ha costi decisamente minori per

la collettività.  Senza contare i rischi derivanti dall’assunzione dei farmaci, il

caso su riportato non è affatto un incidente isolato. A quanto pare il colesterolo uccide più se curato che se lasciato

agire indisturbato, è sempre un farmaco destinato a mitigarne gli effetti, il Lipobay della tedesca Bayer a provocare,

nel 2001, altri 52 morti, ovviamente parliamo sempre di quelli accertati. Semplicemente disarmanti le dichiarazione

dell’allora presidente Manfred Schneider di essere sempre stato a conoscenza del possibile pericolo provocato

dall’uso del farmaco già dal 1997.

Non di solo anti-colesterolo vivono le grandi aziende farmaceutiche, nel 2004 tocca all’antinfiammatorio Vioxx,

prodotto dalla Merck Sharp and Dohme ad essere ritirato in 80 paesi per i nefasti “effetti collaterali” causati nei

pazienti, che nello strabiliante numero di 160.000 pare siano passati dalle corsi ospedaliere all’obitorio con la stessa

velocità dell’aumento dei profitti di Big Pharma. Furono solo 3 i casi (sempre di quelli accertati parliamo) che

portarono al ritiro del Tysabri della B iogen & Elan nel 2005, poi riammesso alla commercializzazione  con parecchi

distinguo. E’ storia italiana di qualche anno fa il ritiro dei 3 milioni di vaccini anti-influenzali prodotti dalla Novartis,

per anomalie di cui la ditta era a conoscenza, ma che non le aveva impedito di procedere egualmente alla vendita.

Ancora si ricorda  il blocco delle vendite dell’Ozopulmin, un farmaco per neonati della Geymonat, per etichette non

corrispondenti alla realtà del prodotto, solo una svista di stampa? Un errore ripetuto a quanto pare visto che l’AIFA

ha inibito la vendita anche di Alvenex, Gastrogel, Sucrate, Intrafer, Testo Enant, Nabuser, Citogel, Ecomì e

Venosmine.

Un caso particolare è quello avvenuto pochi anni fa in Grecia, dove per arginare la crisi finanziaria  fu imposta la

vendita dei farmaci generici, ma questi medicinali sono stati codificati con un grado di equivalenza non ambivalente

ai prodotti marchiati. La gara venne vinta sempre da una multinazionale. In questo caso si trattava della israeliana

Teva Pharmaceuticals, già  sospesa in Italia e Francia ed al centro dei rilievi della statunitense FDA per carenze

strutturali nella produzione arrivando a costringere la Teva a chiudere un intero stabilimento  in Missouri. In

compenso aziende farmaceutiche come Nova Nordisk e Roche Hellas hanno rifiutato di fornire i loro medicinali,

parliamo di malattie come diabete e tumorali, se non fossero state pagate in contanti, cosa che nel pieno della crisi

greca non era esattamente scontato.

Nella lista delle 500 società mondiali più redditizie figurano in posizione apicale le 10 di Big Pharma, i loro profitti

superano i 40 miliardi di dollari, una cifra superiore a quella messa assieme dalle rimanenti 490.

Queste 10 aziende spendono ogni anno 11 miliardi di dollari per promuovere i loro prodotti con un investimento fra

gli 8.000 e i 13.000 per ogni medico nel mondo. Ricordiamo che in un famoso spettacolo di Beppe Grillo, quando

ancora faceva solo il comico, una delle battute più apprezzate era quando leggeva il bugiardino del notissimo

Moment, che riporta testualmente  chel’Ibuprofene fra gli effetti indesiderati come lo stesso possa provocare “effetti

fatali”, insomma ti fa passare il mal di testa, ma può farti morire, ne vale la pena?

MAURIZIO DONINI