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La Lezione dell’alluvione di Piacenza

Alluvione-Piacenza-a-Farini-case-sventrate-dalla-piena-del-Nure-videoCosa insegna la tragedia di Piacenza? Molte cose, tutte purtroppo puntualmente ignorate dalla nostra classe dirigente. Il primo insegnamento da tragedie come quella di Piacenza, ma anche di Genova o dell’alluvione che colpì Sant’Elpidio a Mare è relativo all’uso indiscriminato del suolo. Il suo consumo e l’utilizzo per coltivare o per costruire di ogni fazzoletto di terra, anche a filo degli argini dei fiumi o dei fossi, contando sempre sulla buona sorte. Il secondo insegnamento è relativo alla assoluta mancanza di prevenzione. Nessuna pulizia degli argini, nessun controllo sulla presenza lungo l’asta dei fiumi o dei fossi di legname, rovi, residui di sterpaglie trascinate dalla forza dell’acqua dai campi fino ai fiumi e ai fossati. Queste poi ad un certo punto, sotto un ponte o un cavalcavia fanno da tappo e il fiume o il fossato esonda portando morte e distruzione. Terzo insegnamento è l’assoluta inutilità dei Consorzi di Bonifica, pure in Emilia Romagna dove sono stati accorpati e riorganizzati. Non servono a nulla, sono poltronifici al pari di latri Enti inutili e servono solo a riscuotere gabelle annuali senza beneficio alcuno per i contribuenti. Prova ne sia lo stato comatoso dei nostri fiumi, privi in molti casi di argini veri e sicuri, dei nostri fossati senza manutenzione dove le acque scorrono libere nei campi circostanti. Eppure si continua a discutere, ogni qual volta arrivano gli avvisi di pagamento, c’è l’occasione per il “politico” di turno di prendersi un po’ d spazio sulla stampa, anche incurante del ridicolo. Del ridicolo, certo, perché a volte si assiste a delle giravolte o capriole incredibili. Ex presidenti o ex dipendenti dei Consorzi tuonare contro la tassa di bonifica, dopo essere stati per anni, possiamo dirlo, a libro paga dei Consorzi medesimi. Tale è l’Italia che non cambia e non vuole cambiare, neppure davanti ai lutti e alla tragedie di quanti hanno perso tutto per l’ennesima volta.