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Altre Marche: Il prof. Mancini contestato a Senigallia

000profcontestatoLeggiamo con sconcerto della vicenda di un professore a cui viene affidata una cattedra al Liceo

Scientifico di Senigallia e che diviene bersaglio delle accorate proteste dei genitori, preoccupati del

fatto che il suddetto  “abbia partecipato alle contestazioni in piazza a Roma contro Salvini e da

tempo sia un attivista che frequenta i centri sociali”.

Questa brutta storia presta il fianco ad una serie di considerazioni sul ruolo giocato dalla politica

rispetto alla pubblica istruzione e sulla percezione, distorta, della scuola che si sta diffondendo tra le

famiglie.

Ricordiamo tutti le dichiarazioni di Berlusconi, che metteva in guardia i genitori contro i professori

che “inculcano” negli studenti valori differenti da quelli accettati in casa, suggerendo dunque l’idea

di una scuola che se parla di politica o attualità, se accoglie il dibattito e la differenza di opinioni,

diventa pericolosa e sovversiva. Evidentemente questo pensiero si è diffuso nel tessuto sociale,

generando un pericoloso equivoco, che invece vorremmo qui risolvere: la colpa di un professore

non è di avere delle idee, semmai è di non averle. La colpa di un professore non è frequentare

troppo i centri sociali, semmai è frequentare troppo i centri commerciali. La colpa di un professore è

nasconderle quelle idee, per opportunismo o per viltà, perché sono le idee nascoste ad essere

insidiose, non quelle dichiarate. La colpa di un professore è essere ingeneroso, tenendo per sé i

propri pensieri e non condividendoli con i propri studenti. La colpa di un professore è appiattire

ogni giorno la vita scolastica in una liturgia di programmi ministeriali, morti, se non parlano della

vita che si svolge fuori delle aule scolastiche e di cui i ragazzi hanno tanta fame. La colpa di un

professore è preparare benissimo i propri studenti agli esami di maturità e non provare nemmeno a

prepararli alla vita, dimostrando innanzitutto con le proprie azioni che il mondo richiede l’impegno

e la partecipazione di tutti e che esistono posizioni diverse su cui –viva dio- è bello confrontarsi. La

colpa di un professore è non educare i ragazzi al confronto e lasciarli morire di noia, in balia dei test

che hanno sempre e solo una risposta giusta. La colpa di un professore è rifiutarsi di parlare di

politica con i propri studenti, dicendo o suggerendo loro che la politica è una brutta cosa di cui è

meglio non occuparsi o al massimo è più prudente farlo di nascosto, formando futuri cittadini

timorosi, disinteressati o peggio ancora in malafede.

E veniamo al caso in questione: la colpa di un professore non può certo essere aver manifestato

contro il leader di un partito politico razzista, che  diffonde odio verso gli stranieri e si esprime con

dichiarazioni violente. La colpa di un professore non può essere quella di frequentare i centri sociali

o avere idee difformi dalla massa, purché essere rispettino, ovviamente, la legge.

Ci auguriamo che in tanti si interroghino sul senso e sul portato di questa vicenda, sul pensiero che

le sta dietro e che magari riflettano sul futuro della scuola e della classe docente, che viene giudicata

non nel merito delle proprie capacità didattiche e sulla preparazione culturale,  ma su criteri del

tutto inappropriati, alla vigilia dell’entrata in vigore di uno strumento così pericoloso come la

chiamata diretta degli insegnanti da parte dei presidi ( Legge n.107/2015 – Buona Scuola ), che a

storie come questa non potrà che dare un triste e prevedibile seguito.

Altre Marche – Provincia di Fermo