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L’occupazione non cresce, ma il Governo brinda con dati farlocchi

000disoccupato02Troppi entusiasmi sui numeri della nuova occupazione e troppo poca consapevolezza sulla necessità di essere seri in una materia che coinvolge negativamente 3 milioni di persone. Il Ministro del Lavoro ed il premier continuano a sostenere e rappresentare una realtà puntualmente smentita dai fatti, ma soprattutto dagli istituti di statistica. L’occupazione cresce pochissimo e in maniera episodica e non strutturata, lo certifica l’ISTAT, ma non scherza neppure l’analisi dello Svimez.  Eppure ogni mese il Ministro e a ruota il premier si affannano ad esprimere soddisfazione per i “progressi” in tema di occupazione, puntualmente smentiti e delusi dai dati puntuali ed inesorabili dell’Istat. Purtroppo l’occupazione non aumenta e non aumenterà nel prossimo futuro, la ragioni sono da ricercare innanzitutto nella produzione industriale, in forte regresso negli ultimi mesi, mentre nel resto d’Europa ed in particolare nei Paesi con criticità simili alle nostre i dati sono molto più positivi. Meglio di noi fanno la Repubblica Ceca, il Portogallo, per non dire della Germania. Se la crescita rimane bassa le aziende non assumono e i presenza di ordinativi superiori possono ricorrere allo straordinario. L’occupazione non cresce nonostante le “riforme” tanto sbandierate da poletti e Renzi, in primis il Jobs Act, ma anche la fallimentare Garanzia Giovani, servono a poco difronte alla impreparazione o alla incapacità delle strutture amministrative e burocratiche di questo Paese. Infine l’occupazione non riparte nonostante il traino del turismo, un settore nel quale dovremmo correre, ma nel quale troviamo sempre il modo per darci la zappa sui piedi e mentre il resto d’Europa con risorse mille volte inferiori alle nostre fanno milioni di presenza da noi siamo capaci di chiudere i siti archeologici nei momenti di maggiore afflusso. Se a poletti e al premier sono sufficienti gli annunci roboanti e i dati farlocchi sappiano che non dureranno a lungo, Poletti peraltro avrebbe dovuto avere il buon gusto di dimettersi già da tempo per i fallimenti e le cattive frequentazioni.

ARES