Comitato Liberiamo Roberto Berardi
I l Comitato Liberiamo Roberto Berardi Dal Carcere della Guinea Equatoriale e la Famiglia Berardi
hanno appreso con dolore e sgomento, nella serata di ieri, la mancata liberazione del loro congiunto,
ingiustamente detenuto da due anni e mezzo nel carcere di Bata Central, in Guinea Equatoriale.
Per questo motivo il Comitato Libertiamo Roberto Berardi Dal Carcere della Guinea Equatoriale ha indetto
un sit-in per fare sentire la propria voce, e quella di tutti gli italiani nelle galere di quel Paese, per venerdì 10
luglio 2015 alle ore 9:30 presso il piazzale della Farnesina, viale del Ministero degli Affari Esteri.
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Ad aggiungere crudeltà ad una situazione già drammatica sotto il profilo giuridico, umanitario e diplomatico,
la famiglia Berardi ha dovuto purtroppo constatare (di nuovo) il perpetrarsi di un assordante silenzio da parte
proprio del Ministero degli Affari Esteri e delle istituzioni italiane; il Comitato ricorda che la data di scadenza
della pena di Roberto Berardi (2 anni e 4 mesi per appropriazione indebita) era fissata da sentenza lo scorso
19 maggio. In quella data la magistratura nguemista ha deciso di prorogare la sofferenza di Berardi fino al 7
luglio, una scadenza considerata dalla Famiglia e dal Comitato l’ennesimo abuso di potere della “giustizia” di
quel Paese. Ieri, 7 luglio, Roberto Berardi non è stato liberato, nonostante un’ordinanza dello stesso
Tribunale di Bata, datata 2 luglio, ne predisponesse la scarcerazione. Nonostante sia il Ministero degli Affari
Esteri che l’Alto Commissario Ue agli Affari Esteri ed alla Cooperazione si fossero impegnati, a metà maggio,
a fornire “tutta l’assistenza necessaria a tutelarne l’incolumità”. Di fronte a questo ennesimo abuso giudiziario
l’Italia, il suo Governo, la sua diplomazia e l’Unione Europea appaiono non solo impotenti ma anche
pericolosamente e drammaticamente silenti nei confronti dei loro omologhi equatoguineani, oltre che
inadempienti, allo stato attuale, degli impegni presi con la Famiglia Berardi.
Impegni che, in una società civile, si presume siano obblighi istituzionali e non concessioni.
A questa già drammatica situazione si aggiunge quella di altri 5 connazionali, 3 dei quali detenuti in carcere
senza uno straccio di capo di imputazione, trovatisi loro malgrado in guai giudiziari più grandi di loro.
La manifestazione di venerdì 10 luglio 2015 avrà lo scopo di dare voce a queste persone, che chiedono solo
di poter riabbracciare i propri cari, allo stato attuale tutti ingiustamente detenuti a migliaia di chilometri dai
propri affetti.
Andrea Spinelli Barrile
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