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Il Jobs Act altra farsa alla prova de fatti

000jobsact01Jobs Act all’amatriciana, come gran parte delle riforme del governo Renzi. Dal testo definitivo del provvedimento si può incominciare a capire quali sono i punti di forza e quali di debolezza della riforma. In primo luogo l’Agenzia per le politiche attive, entrata negli ultimi decreti attuativi del governo è poco più di un’entità virtuale. Doveva essere il cuore centrale della riforma, il nucleo attorno al quale i lavoratori che avessero perso il lavoro potevano raccogliersi per una ricollocazione lavorativa certa. Invece non è così, anzi svanisce dal testo della riforma il “contratto di ricollocazione”, autentico e unico strumento utile al deconsolidamento della disoccupazione. Il perno attorno al quale ruotava la riforma erano le politiche attive, la capacità cioè di creare flessibilità e dar vita ad attività di reinserimento e di nova occupazione. purtroppo questo compito demandato alle Agenzie per il lavoro, ex Centri per l’impiego hanno già fallito l’obiettivo con Garanzia Giovani e non ha senso pensare che possano far meglio con il Jobs Act. A Renzi è sufficiente poter dire di aver fatto una cosa, non come è stata fatta, né gli effetti spesso perversi che ne scaturiscono, esempi concreti sono la “riforma” delle provincie, il provvedimento sulle ferie dei magistrati, la spending review e via di questo passo, fino alla tanto strombazzata riforma della scuola che genererà intanto nuovi costi da coprire con tasse e balzelli vari, mentre proprio il taglio delle tasse si allontana di anno in anno e così Renzi perde consensi e con lui il suo partito, che invece perde pezzi e consensi di settimana in settimana, perché gli italiani saranno anche dei semplici, ma non idioti.

ARES