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Tutti al voto!

00elezioni31Il sentimento prevalente tra gli elettori, come si è potuto capire in questi ultimi giorni di campagna elettorale, è di profonda disaffezione rispetto ad una tornata elettorale per le elezioni in sette regioni ed in alcuni importanti capoluoghi. La sfiducia viene da lontano. Complici le profonde trasformazioni, quasi tutte negative, operate dalle Regioni dalla loro istituzione negli anni “70. Nate con l’intento di sovrintendere a compiti di programmazione e di indirizzo e dunque per loro natura enti intermedi snelli e sburocratizzati, si sono trasformate negli anni in strumenti di potere, sistemi burocratici elefantiaci, invasive oltre ogni immaginabile limite, macchine mangiasoldi, fonti di sprechi inauditi, in particolare in alcune regioni a statuto speciale, ma non solo e soprattutto hanno snaturato il criterio di rappresentanza da loro rappresentato allontanandosi sempre più dai cittadini elettori. Il voto di domani, al quale tutti siamo chiamati e al quale tutti dobbiamo partecipare è in qualche modo anche un voto sul ruolo e sulla sopravvivenza delle regioni, Certo l’elettore non ha questo potere, ma può indicare al legislatore l’urgenza di una riforma “pesante”, che segni l’inversione di tendenza rispetto alla nefasta “riforma” costituzionale del 2001 dei governi D’Alema e Amato. In un’epoca di ristrettezze e di congiuntura economica forte, le venti sovrastrutture regionali hanno un peso intollerabile sulla vita dei cittadini e la loro delegittimazione attuale arriva non soltanto dagli scandali in serie che hanno coinvolto la maggior parte dei consiglieri regionali, ma soprattutto dalla incapacità di applicare un autentico federalismo e di attuare quelle riforme e quei servizi utili ai cittadini. La Sanità, i trasporti, la difesa del territorio, lo sviluppo economico, l’utilizzo delle risorse europee, le politiche giovanili, le infrastrutture, o hanno costi fuori controllo o non sono state gestite con la politica del buon padre di famiglia. Domani gli elettori eleggeranno consiglieri regionali ed alcuni di essi saranno elevati al rango di senatori della Repubblica nel nuovo Senato, una democrazia sempre più accorciata nel rapporto tra eletto ed elettore di cui non sappiamo immaginare gli effetti, ma se solo l’astensione dovesse raggiungere livelli sensibili la si potrebbe paragonare ad un vero e proprio referendum pro o contro le regioni e contro questa classe politica largamente inetta ed inefficace oltreché inamovibile.

ARES