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Alleanze a geometria variabile

000eleregIl fenomeno è dilagante, ha contorni mai visti prima e attraversa trasversalmente tutto lo schieramento politico. Parliamo naturalmente dei cambi di casacca, delle alleanze non proprio omogenee e delle scelte dei candidati un tempo in uno schieramento oggi nello schieramento opposto. Da qui le accuse di opportunismo, voltagabbana, operazioni notabilari, di pura sete di potere e via di questo passo. Con largo anticipo ha preso le mosse l’operazione Marche 2020 che ha portato l’ex governatore Spacca dal governo della Regione con il Pd a ricandidarsi in forza di una disposizione transitoria della legge elettorale con una coalizione esattamente opposta a quella precedente di centro sinistra. Gli esempi sono molteplici in tutta Italia, ma quello che ci preme mettere in evidenza è come in questa campana elettorale non c’è solo il movimentismo interessato dei candidati, gli stessi partiti sono in coalizioni diverse a seconda delle convenienze e delle regioni. L’Ncd è l’esempio più fulgido di alleanze a geometria variabile, al governo con il Pd di Renzi, nelle Regioni con altre formazioni di destra e in Veneto con la Lega. Forse sono opportunismi elettorali, ma molto contano la scomposizione del quadro politico, l’assenza di ogni riferimento culturale, a destra come a sinistra. Infatti in Campania il Pd con de Luca imbarca in liste collegate il meglio e il peggio di quella Regione, con l’unico scopo di “vincere”, ma non convincere l’elettorato, tanto che De Luca se eletto dovrebbe dimettersi per incompatibilità con la legge Severio. E’ saltato come dicevamo il collante culturale, no che ce sia stato mai troppo nel nostro Paese e nei nostri partiti, ma oggi non ci sono più caratterizzazioni culturali forti tra destra e sinistra. Il Premier vuole vincere al centro, con una spruzzata leggere di sinistra, quindi si acconcia a fare le cose che avrebbe volentieri fatto un governo di centro destra per il sollucchero dei ceti moderati e imprenditoriali. La destra priva di riferimenti culturali da destra europea, repubblica, moderata viene strapazzata dalla Lega e trascinata a forza sul terreno scivoloso dei temi dell’immigrazione, dell’integrazione, con tuto l’egoismo padano per “prima gli italiani”, guerra alle tasse, ma senza un vero, valido programma di governo, per cui i voti in quella direzione alla fine saranno voti persi, inutilizzabili per cambiare il paese. Resta la lenta maturazione del M5s, da mesi attento e presente su temi importanti, vigile sui lavori parlamentari e dignitosamente fuori dai giochi e dalle scelte di palazzo come la parziale legge contro i vitalizi ai condannati. Potrebbe essere una delle speranze ed una risorsa per il Paese.

ARES