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Prima il lavoro, ma non per il Governo

0004illavoroTutti parlano di lavoro! Ci sono invocazioni pressanti da più parti ad affrontare seriamente il tema, lo fanno i sindacati in occasione, l’ultima dei festeggiamenti del 1° Maggio, lo fa il Presidente della Repubblica con un accorato appello, lo fanno le associazioni di categoria le quali, come nel caso dell’ANCE declinano anche un decalogo per recuperare alcune migliaia di posti di lavoro. Intanto è stato varato tra squilli di trombe e suoni di fanfare il Jobs Act spacciato come il “grimaldello” per rompere l’ingessatura del mercato del lavoro e far ripartire l’occupazione. Si sono vantati 92.000 “nuovi” posti di lavoro a Marzo senza riuscire a capire, come già successo a Gennaio se siano frutto di sostituzioni di vecchi contratti o quanti effettivamente sono contratti nuovi. Molti commentatori si cimentano nel solito luogo comune, tanto caro alla Fornero, secondo il quale i giovani disoccupati sarebbero troppo schizzinosi e forse anche sfaticati, tanto da non accettare le offerte di lavoro sul mercato. La verità è che la precarietà è in aumento, i disoccupati ancorché giovani hanno raggiunto la soglia del 43% sul totale di 13% complessivi e se non accettano offerte di lavoro è solo perché sono indecenti. Fate mente locale a quella dell’EXPOO, mentre sulla stampa veniva scritto di compensi pari a 1.300 per lavorare nell’area espositiva, andando più a fondo si scopre che i lavori sono stati rifiutati in quanto il compenso offerto era di soli 500 euro mese, compresi sabato e domenica, senza abbonamenti ai mezzi pubblici né vitto e alloggio. Quindi un compenso netto al massimo di 150 euro, una paga oraria di circa 5 euro giorno, meno delle 8,50 del salario minino della Germania. Il lavoro in Italia non riparte perché non ci sono investimenti, perché il credito langue, perché la gran parte delle aziende non fanno innovazione, perché la maggior parte dei capitali sono impiegati nelle rendite finanziarie e infine perché i provvedimenti di questo esecutivo sono farlocchi. La dimostrazione piena è il fallimento di Garanzia Giovani, con la quale tanti politici hanno potuto godere di un momento di visibilità, alle spalle dei disoccupati, illusi e in qualche caso neppure pagato.

ARES