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A Pesaro abbattuto l’Albero del Papiro

000alberopapiroPESARO – Abbattuto il secolare gelso da carta, “l’albero del papiro” simbolo di piazzale Matteotti, dove vengono tagliati anche altri due pini.
«Cancellato un monumento della città, si poteva salvare con la messa in sicurezza. A Pesaro non esiste manutenzione del patrimonio arboreo», attaccano centrodestra e 5 Stelle. I tecnici dell’Aspes sono arrivati in piazzale Matteotti ieri intorno alle otto. E poco dopo hanno tagliato la Brussonetia papyrifera, l’esemplare secolare, «condannato a morte» da una perizia del professore Fabio Salbitano e dalla conseguente ordinanza di pericolo del sindaco Matteo Ricci, firmata venerdì sera. «All’interno il tronco era marcio, non si poteva aspettare di più», hanno detto al termine del taglio alcuni tecnici che hanno operato sul posto, sotto lo sguardo di alcuni curiosi (un residente ha chiesto di poter tenere un pezzo di corteccia che richiama a un’immagine sacra). Ma il lavoro non si è fermato qui. E poco dopo sono stati abbattuti anche due pini, vicino al gelso da carta, considerati a rischio. Erano più di due mesi che in Comune attendevano la perizia tecnica sulla sorte della Brussonetia. E probabilmente non è un caso che la relazione sia arrivata nei giorni in cui in città si è abbattuta una tempesta di vento, accelerando così le operazioni di abbattimento.
«La brussonetia era censita con la scheda di unico esemplare secolare nelle Marche – ricorda il consigliere di Siamo Pesaro Giovanni Dallasta – e alle 7,45 il sindaco ha deciso che il nostro monumento doveva essere eliminato. Ma è stato abbattuto anche un pino, sano e dritto, anch’esso secolare. Mi chiedo che diritto abbia un amministratore di eliminare un monumento naturale di tutti? Ma soprattutto perché tanti alberi a Pesaro diventano improvvisamente pericolosi?». «Abbattere un albero di questo valore è sicuramente una perdita importante per la città, ma la sicurezza e l’incolumità delle persone vengono prima di tutto», è il messaggio dell’assessore Andrea Biancani. Ma ieri, proprio il professor Salbitano, in rete ha voluto giustificare la sua decisione. «La pianta aveva un valore culturale, ornamentale e botanico notevole. Eredità del disegno dei luoghi agli inizi del ‘900, era stata iscritta nell’elenco delle Formazioni Vegetali Monumentali delle Marche quando già il suo stato di vigoria era compromesso – spiega – La pianta manifestava un numero incredibile di sintomi di malattie terminali e di cedimenti di stabilità».