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Renzi annuncia, ma non concretizza!

energiaL’uomo dell’innovazione e dell’annunciazione deve fare i conti con un calendario impietoso dove le date corrispondenti alle riforme annunciate sono state ampiamente superate senza avvenimenti di rilievo. L’abolizione delle provincie ha prodotto la mera abolizione dei Consigli provinciali lasciando immutata la struttura e la dinamica della spesa, magro bottino, tra l’altro compensato da una infornata da 26.000 nuovi posti nei consigli comunali. La riforma elettorale è incagliata e a rischio dopo le turbolente dichiarazioni dei forzaitalioti sottoscrittori del patto. L’abbattimento del cuneo fiscale per 10 milioni di italiani arriverà si alla fine del mese di maggio, ma il rischio concreto è quello di vederlo realizzato con nuovo debito pubblico, stante la difficoltà dell’esecutivo e non solo di esso ad entrare in sintonia con la politica di spendig  review elaborata da Cottarelli e avversata dalla casta. Non è più all’ordine del giorno un’altra delle grandi riforme annunciate lo scorso 12 marzo in una lenzuolata di slide. L’abbattimento della bolletta energetica per le pmi da circa 1,5 miliardi di euro. Promessa per il primo maggio, se ne sono perse le tracce e più probabilmente è stata riposta nel cassetto in attesa di tempi migliori e al fine di evitare l’accusa dell’ennesimo spot elettorale, ovvero più prosaicamente si è voluto evitare l’ingorgo con  la rimodulazione degli incentivi per le fonti rinnovabili e il corollario di caos e allarme degli operatori del settore oltre che degli ambientalisti.  Gli stop and go dell’esecutivo sono evidenti, ma ancora più evidenti sono le frenate dopo le brusche accelerazioni prive delle necessarie corsie dedicate ed accordi politici conseguenti, anche all’interno della stessa maggioranza. Per quanto riguarda “l’energia nuova per le pmi” è un brutto colpo per le imprese tenendo conto del costo complessivo  della bolletta energetica  su queste imprese, al di sotto dei 50 dipendenti, ha un costo annuo di 15 miliardi. Rispetto alla media europea l’Italia ha il triste primato di un onere gravoso maggiore del 68,2%. Il premier bene aveva fatto nell’indicare questa scelta tra quelle prioritarie del suo governo in direzione di una crescita e rilancio dell’economia, ma come spesso è accaduto in queste settimane gli ostacoli o la scarsa pianificazione e ponderazione delle riforme non anno consentito il rispetto del crono programma che prevedeva una riforma al mese. Non vorremmo, per noi tutti, pensare alla politica del premier come un privilegiare innanzitutto l’annuncio. Abbiamo già sperimentato tutto questo, anche attraverso un famoso contratto scritto con gli italiani. Oggi i cittadini, elettori, contribuenti si aspettano scelte coraggiose e assennate, pochi annunci, nessuno strappo e soprattutto concretezza, coraggio, coesione e decisione. Renzi può ancora farcela, ma il tempo residuo non è illimitato, la luna di miele con gli elettori potrebbe finire molto presto, già dal prossimo 25 maggio, riservandogli delle sorprese certo non gradite. La crescita costante del M5s e il recupero dei populisti antieuro impongono riforme vere, efficaci non colpi di teatro.

ARES